crosssearchwhat-assetwhat-handwhat-infinitywhat-mathwhat-packagewhat-paperwhat-tree
| | Macro views

I DUE VOLTI DI BERLINO

What weighs more? Love or death?

Life weighs more, little brother

And then there’s me. Even though

I am dying, I am getting married

Don’t you think is a beautiful contradiction?

Casa de Papel – parte 4

 Netflix Aprile 2020

(foto: “Berlino”, La Casa di Carta, serie Netflix)

“Io sto tra due mondi, di cui nessuno è il mio, e per questo la mia vita è un po’ difficile.”

(Thomas Mann, Tonio Kröger)

Cercare di fare il punto sulla Germania e comprendere, a trent’anni dalla riunificazione, le ambiguità che la avvolgono, tra alleanza atlantica e Ostpolitik (complesso delle relazioni diplomatiche con l’ex blocco sovietico), tra postura egemonica e multilateralismo, è importante anche se difficile.

Da dove nascono queste ambiguità?

Innanzitutto, dobbiamo ricordare che furono proprio i vari processi di riunificazione e rafforzamento dello spazio germanico a scatenare entrambe le guerre mondiali e a determinare il tramonto dell’egemonia europea nel mondo e, conseguentemente, l’affermarsi di quella statunitense. Pertanto, all’indomani della Seconda Guerra Mondiale, per evitare che si riproponessero le medesime condizioni, furono adottate una serie di misure atte a contenere eventuali ambizioni tedesche:

  • la divisione della Germania in due Stati
  • l’opera di de-nazificazione per accrescere nei tedeschi il senso di colpa e far loro abbandonare ogni militarismo
  • l’istituzione della Nato in funzione antisovietica con una forte presenza militare proprio in Germania
(foto, carta di Limes)

Oggi, eccezion fatta per il senso di colpa, tutti gli espedienti fondamentali pensati per contenerla sono venuti meno: la Germania si è riunificata, non ha più la percezione di una minaccia diretta da parte della Russia ed è diventata egemone nell’UE, dietro la quale maschera i suoi movimenti strategici. E la grammatica strategica tedesca prevede di non farsi schiacciare da Est e da Ovest.

Finita la guerra fredda, infatti, Berlino ha scientemente perseguito l’equidistanza dagli USA e dai suoi antagonisti strategici Russia e Cina, in nome del multilateralismo e del libero commercio: il primato statunitense, pur non messo formalmente in discussione, non viene considerato strategicamente cogente ma strumentale alla propria ragion mercantilistica nel perseguimento di relazioni internazionali commercialmente utili.

Se le banche di un paese hanno, nel complesso, inviato più denaro attraverso TARGET2 (sistema che trasferisce denaro da una banca all’altra, sia all’interno dei paesi che oltre frontiera) di quanto hanno ricevuto, allora la banca centrale di quel paese ha un saldo negativo. Se hanno ricevuto più di quanto hanno inviato, la banca centrale ha un saldo positivo.

Tutto ciò sta all’origine del problema che l’America ha con la Germania, da ben prima dell’avvento di Donald Trump o della polemica sul surplus commerciale e sul mancato aumento delle spese difensive a favore della Nato.

Nelle righe che seguono, proviamo a declinare questa linea interpretativa guardando al rapporto con Cina, Russia e USA.

Cina. In Europa, la Germania è diventata la controparte commerciale più importante della Cina.  Solo l’anno scorso, la Germania ha esportato in Cina beni per un valore di quasi 100 miliardi di euro (119 miliardi di euro), rappresentando più della metà del valore di tutte le esportazioni dell’UE verso il paese. La Germania ha acquistato ancora di più dalla Cina di quanto ha esportato, rendendo il paese il suo più grande partner commerciale globale. Gli Stati Uniti possono essere il più grande mercato di esportazione della Germania, ma la Cina è ciò che ha guidato la crescita delle esportazioni della Germania. Non si tratta solo di commercio: le aziende tedesche come Siemens, Volkswagen e il gigante chimico BASF hanno stabilito la produzione locale con la forza lavoro nazionale in Cina. Queste aziende hanno investito ingenti somme nella costruzione di fabbriche e nella creazione di infrastrutture. Hanno bisogno del mercato cinese e hanno bisogno di essere in buoni rapporti con Pechino. Questa dipendenza è la ragione principale per cui la cancelliera Angela Merkel ha preferito ignorare le richieste di un’azione decisiva contro la Cina in relazione alle proteste di Hong Kong e al trattamento degli uiguri.

Il perseguimento di una posizione equidistante è rintracciabile nella recente sortita del ministro della Difesa tedesco, Annegret Kramp-Karrenbauer, in occasione di un’iniziativa organizzata dall’Australian Strategic Policy Institute e dalla fondazione Konrad-Adenauer Stiftung, che pare chiudere a Huawei (dopo un’iniziale apertura) dando in prospettiva maggior spazio ad attori europei come Ericsson e Nokia, in grado di dialogare più da vicino con i protagonisti tedeschi dell’ambizioso progetto Gaia-X (da Bosch a Sap): si tratta di un progetto europeo, guidato da Francia e Germania, per la lo sviluppo di un’infrastruttura di dati efficiente, competitiva, sicura e affidabile per l’Europa e la promozione della sovranità digitale degli utenti europei dei servizi cloud. Così facendo, il governo Merkel intende tutelare la sua potenza geoeconomica in Europa, in chiave atlantica e anti-cinese, certamente, ma anche in prospettiva di un futuro sganciamento dagli Stati Uniti riducendo la dipendenza dai giganti del web statunitensi.

Russia. Negli ultimi trent’anni la politica tedesca verso la Russia post-sovietica si è fondata su tre presupposti: che la sicurezza europea non potesse prescindere da buoni rapporti con Mosca, che dopo il crollo dell’Urss il paese non rappresentasse più una minaccia, che fosse utile a conseguire vantaggi in uno scenario multipolare.

L’Ostpolitik è quindi una dimensione necessaria della geopolitica tedesca, tanto che è stato coniato addirittura il termine “Gerussia”. Tuttavia, essa è in ridefinizione dopo l’annessione della Crimea nel 2014 e la successiva guerra nell’Est russofono dell’Ucraina, in quanto ritenute violazioni di accordi internazionali che Berlino pone come necessari alla sopravvivenza della globalizzazione. Sicché, Mosca viene ora ritenuta in grado di incrinare la stabilità europea: da ciò derivano ad esempio l’adesione non di facciata alle sanzioni americane ed europee e la denuncia dell’avvelenamento di Viktor Navalny.

Il rapporto con la Russia, però, non può mutare radicalmente, per via di vent’anni di consuetudine diplomatica ma soprattutto in virtù dei progetti energetici riguardanti il raddoppio del gasdotto Nord Stream, osteggiato dagli USA.

USA. A questo punto, cosa potrebbe accadere nei prossimi mesi, soprattutto alla luce dell’elezione (?) di Biden a Presidente degli Stati Uniti?

A parere di Lars Feld, uno degli economisti più influenti in Germania, capo del German Council of Economic Experts, ci dobbiamo attendere:

  • un auspicato ritorno del multilateralismo
  • un nuovo TTIP (Transatlantic Trade and Investment Partnership) per contenere l’espansionismo cinese
  • la richiesta USA di maggior contributo NATO
  • ancora polemica sul surplus tedesco
  • ancora polemica sul Nord Stream2
  • tassa sui giganti web (molto bassa)
  • una collaborazione sulle politiche ambientali

Tuttavia, senza maggioranza al Senato, Biden non potrà far approvare un nuovo TTIP o punti importanti di una nuova politica ambientale. Dato che la FED ha annunciato di voler tenere i tassi d’interesse a zero, dunque a livelli europei, la probabilità che si metta mano al tasso di cambio per ridurre gli squilibri contabili è alta: un cambio dollaro-euro 15-20% piu’ alto porrebbe fine alla lunga fase di sopravvalutazione del biglietto verde e aiuterebbe a stemperare le preoccupazioni di Washington. Dal canto suo, probabilmente, Berlino comprerà armi dagli Stati Uniti e spenderà di più nel settore difensivo (Nato) per far loro meglio sopportare il Nord Stream2, eviterà che vengano colpiti in modo fiscalmente significativo i giganti statunitensi del web, così da far chiudere un occhio sul suo surplus, continuerà a fare affari coi cinesi pur lamentando il rischio dell’espansionismo cinese.

In chiusura, è opportuno aver presente una serie di incognite che potrebbero influire sul corso della politica tedesca e, quindi, ferma restando la sostanza della strategia tedesca, modificare gli accenti della tattica: il prossimo 4 dicembre verrà eletto il successore della Merkel alla guida della CDU e quindi candidato cancelliere 2021 in pectore; il probabile un cambio di alleanza in Germania tra CDU/CSU e Verdi al posto della SPD in crisi irreversibile, dopo le elezioni di fine settembre 2021 (eventualità interessante in ottica di green economy); una possibile divisione della storica alleanza CDU – CSU.  

In attesa che si definisca il quadro, vi propongo la lettura di Thomas Mann, uno dei grandi esponenti della letteratura tedesca, e in particolare di “Tonio Kröger”, un romanzo di formazione che dipinge l’ambiente mercantile tedesco dove solo gli affari contano. Il protagonista è combattuto e avverte la forte divaricazione tra la sua origine borghese e le proprie aspirazioni     

artistiche.

    Visioni non convenzionali dal mondo della finanza: ogni settimana, analisi e approfondimenti per stimolare riflessioni.

    scrivendomi alla newsletter acconsento al trattamento dei miei dati e dichiaro di aver preso visione della Privacy Policy