Deep inside of a parallel universe
It’s getting harder and harder
To tell what came first
Under water where thoughts can breathe Easily
Far away you were made in a sea
Just like me
Christ I’m a sidewinder
Parallel Universe – “Californication” Album
Red Hot Chili Peppers, March 2001
Il mese scorso abbiamo trattato alcune tematiche legate alle applicazioni della tecnologia Blockchain che impattano l’industria finanziaria. Tra queste, abbiamo fatto un breve accenno ai Non-Fungible-Token (NFT). Ultimamente sono uscite molte notizie che hanno avuto come oggetto NTF e ci sembra importante dedicare loro un approfondimento.
Un NFT è un token digitale unico e non fungibile, la cui esistenza e proprietà è documentata all’interno della blockchain (letteralmente “catena di blocchi” che consente di gestire e aggiornare, in modo univoco e sicuro, un registro contenete dati in maniera aperta e pubblica). Nello scritto precedentemente menzionato abbiamo fatto riferimento agli NTF, citando la possibilità di tokenizzare tra gli altri assets, le proprietà immobiliari. Nella realtà, tramite gli NFT, possiamo digitalizzare qualsiasi cosa che possa venir considerata unica. Alcuni esempi possono essere un’opera d’arte, asset reali, la maglietta di Cristiano Ronaldo autografata, etc. È interessante sapere che anche molti contenuti digitali possono essere tokenizzati tramite NFT: video, musica, GIF, immagini o anche un tweet.
Un esempio da cui partire può essere quello di Jack Dorsey, co-fondatore di Twitter, che ha messo in vendita il suo primo tweet di sempre per 2.5 milioni di dollari, il cui ricavato è poi stato rigorosamente devoluto in beneficenza. Questi contenuti digitali sono raccolti all’interno della blockchain, che permette a chiunque di vedere a chi appartenga tale token o di mostrarne la proprietà, esattamente come avviene quando si invita una persona a vedere la propria collezione di opere d’arte a casa.
Gli NFT hanno catturato l’attenzione del mondo dell’arte, dello sport e della musica: se l’arte può essere considerata un mondo accessibile a pochi, per musica e sport il discorso è decisamente diverso, dato che la “target population” è sicuramente molto più ampia. È dunque facilmente comprensibile che gli NFT possano avere dei risvolti commerciali molto rilevanti.
Le leghe sportive professionistiche americane hanno già fiutato le grandi potenzialità: primeggia naturalmente la NBA che da sempre é abile ad anticipare i nuovi trend specie nella monetizzazione del mondo dei collectables e delle rarities, come ad esempio magliette e fotografie autografate. Ora gli NFT stanno portando il tutto ad un altro livello e lo si evince guardando Top shot (https://nbatopshot.com/), una joint venture tra NBA e una società legata alla blockchain: Top Shots prende i migliori highlights delle partite di NBA, li cripta in un digital asset (NFT) e permette ai fans di acquistarli e venderli in un marketplace online. Tutte le transazioni sono registrate sulla blockchain che ne certifica poi la proprietà. Ogni highlight ha un suo numero seriale e viene venduto in pacchetti che partono da 9 fino a 230 USD a dipendenza dell’importanza dello stesso. A ben pensare tutto ciò è l’evoluzione digitale delle figurine dei calciatori o, per gli americani, delle baseball cards. I collezionisti alimentano poi un mercato secondario dove si scambiano liberamente NFT’s. Dal lancio avvenuto in ottobre, Top Shot ha collezionato vendite per circa 300 milioni di USD, più di ogni altro marketpace di NFT.
Non solo l’NBA si è mossa, ma anche la Formula 1 e alcuni club di calcio europei hanno iniziato a muovere i primi passi. Se consideriamo le ramificazioni commerciali che tutto ciò potrebbe avere, capiamo che il mondo dello sport professionistico, che ha ricavi ovviamente in discesa a causa del Covid, abbia molti incentivi ad accelerare su questi temi di marketing digitale, per attirare fonti di ricavi addizionali cavalcando la tecnologia alla base degli NFT.
Per contro, ad aver maggiormente attirato l’attenzione dei media, sono state alcune transazioni avvenute in ambito artistico; in proposito è doverosa una premessa: da un punto di vista legale, tokenizzare in un NFT un’opera d’arte porta con sé molti punti interrogativi: banalmente ogni paese disciplina in modo diverso la proprietà di opere d’arte e la commercializzazione delle stesse; é questo dunque un ambito dove sicuramente è più che auspicabile una maggiore regolamentazione.
Recentemente Christie’s ha eseguito la sua prima vendita di un’opera d’arte interamente digitale sotto forma di NFT. L’artista Beeple (Mike Winkelmann) ha assistito alla vendita di una sua opera per l’astronomica cifra di 69’346’250 USD. A partire dal 2007, l’artista ha postato ogni giorno un’immagine digitale. Dopo cinquemila giorni ha unito tutte queste immagini in un singolo art work chiamato “EVERYDAYS: THE FIRST 5000 DAYS”.
In Italia i soliti soloni hanno colto l’occasione per sottolineare come il prezzo pagato sia l’ennesima controprova di quanto il mondo della finanza decentralizzata sia “in bolla”, magari dimenticandosi che l’arte ha una dimensione di soggettività molto forte e se qualcuno ha osato pagare 69 milioni per “EVERYDAYS: THE FIRST 5000 DAYS”, non possiamo dimenticare che qualcuno, di sicuro più competente e avveduto, ha invece pagato 91 milioni di dollari per il coniglio di Jeff Koons qui rappresentato…
De gustibus non disputandum.
Dalla nostra prospettiva l’aspetto rilevante non è tanto il prezzo pagato, quanto il fatto che la più importante casa d’asta al mondo abbia esplorato con sorprendente successo lo spazio tecnologico offerto dagli NFT.
Un altro ambito che potrebbe avvicinare il mondo degli NFT alle masse è sicuramente la musica. Recentemente Square (società attiva nel payment processing, legata al co-fondatore di Twitter, Jack Dorsey) ha acquisito una quota di maggioranza in Tidal, società di streaming musicale online fondata dal popolare rapper e imprenditore Jay Z. Il valore della transazione ammonta a 297m USD. L’idea alla base di questa unione è quella di creare un ecosistema dove i musicisti possano direttamente beneficiare dei diritti d’autore derivanti dalla propria musica, smarcandosi dai rapporti oppressivi e sbilanciati con le major, un ulteriore passo verso la decentralizzazione e dunque la ri-democratizzazione dell’economia. Le composizioni vengono così vendute sottoforma di NFT e registrate sulla blockchain, ma non solo. Gli artisti potranno vendere anche gadget e cimeli sempre sottoforma di NFT.
Non è difficile immaginare le potenziali sinergie “industriali” che potrebbero avere l’unione di una piattaforma per pagamenti online, tra le prime ad accettare crypto, con una piattaforma di streaming online di musica basata su NFT. Sicuramente in futuro vedremo sempre di più integrazioni di questo genere: “ibridazione” sarà la parola d’ordine della prossima decade.
Sempre in ambito musicale, la band Kings of Leon sarà la prima a pubblicare un album come NFT dove, acquistando particolari token, verranno sbloccati alcuni benefit come ad esempio uno special album package, dei vinili ad edizione limitata, dei posti in prima fila garantiti ai loro concerti e così via.
Negli ultimi vent’anni i musicisti hanno assistito ad una progressiva e costante svalutazione del proprio lavoro: la contraffazione, le case discografiche e le piattaforme di streaming hanno portato ad una notevole riduzione degli introiti per gli artisti considerati minori. Non è difficile immaginare che altri musicisti seguiranno il loro esempio.
Da un punto di vista tecnico, gli NFT necessitano di un ecosistema di smart contracting sul quale girare: ad oggi Ethereum canalizza la quasi totalità dei NFT.
Il mondo della blockchain e delle cryptovalute è molto spesso difficile da interpretare in quanto risulta intrinsecamente intangibile a causa della propria dimensione digitale: una delle maggiori critiche al bitcoin è proprio quella di essere semplicemente una serie di linee di codice senza effettiva sostanza. Il mondo NFT potrebbe invece aiutare a percepire in modo più concreto il mondo della finanza decentralizzata e delle crypto: arte, sport e musica infatti, hanno una dimensione tangibile e appartengono alla vita di ognuno di noi sia in formato analogico che digitale. Nessuno può divinare il futuro, ma non è complicato vedere similitudini tra la situazione attuale ed il momento in cui Apple, nei primi anni 2000, da società che produceva PC, decise di entrare nel mondo della musica: in poco tempo la maniera che ognuno di noi utilizzava per fruire della musica, ne uscì totalmente rivoluzionata grazie a Itunes e Ipod, che a loro volta prepararono il terreno per Spotify. Lo spettacolo deve ancora cominciare…