Is there a time for first communion
A time for East Seventeen
Is there a time to turn to Mecca
Is there time to be a beauty queen
Here she comes
Beauty plays the clown
Here she comes
Surreal in her crown
Miss Sarajevo – “Original Soundtrack 1” Album
Passengers, November 1995
In un mondo sempre più polarizzato, ogni argomento che diventi oggetto del contendere pubblico, scatena orde di tifosi che divisi in opposte fazioni cercano di avere il sopravvento: l’arena finanziaria non è naturalmente da meno, l’oggetto dell’accanimento da qualche mese a questa parte restano il Bitcoin e le cryptovalute.
La narrativa prevalente, date le performance esponenziale degli ultimi mesi (per la verità anche degli ultimi anni) è naturalmente quella della bolla, dell’isteria collettiva, la deprecabile avidità umana che tutto divora, l’esuberanza irrazionale delle masse fondamentalmente incolte, pronte a tutto per un pugno di dollari in più. Dal momento che ad esprimere i propri pareri sono opinionisti selezionati proprio perché ritenuti esperti, il tono generale è sempre di smaccato cinismo, di chi la sa lunga, di chi ne ha viste molte e da consumato professionista lascia che siano gli investitori alle prime armi a prendersi le inevitabili suonate, gli inesperti dunque, visti implicitamente come anche un po’ stolti; Per poi passeggiare sui cadaveri ancora caldi degli investitori scossi e con timing magistrale, entrare nel mercato quando tutti piangono e si leccano le ferite. Lo scetticismo ed il cinismo come forme di sopraffina intelligenza ed esperienza, quasi uno status sociale superiore, per tenere a debita distanza la naiveté dei più. Così ci si costruisce l’immagine di grandi investitori, grazie al dono del vaticinio di chi, beato, conosce in anticipo il futuro.
Naturalmente guardiamo le cose da una prospettiva molto diversa, ci interessano poco le opinioni, pensiamo che sia piuttosto la matematica a fare la differenza.
La previsione dei mercati permette a tutti di avere un’opinione valida che se ben articolata può risultare naturalmente convincente dato che nessuno conosce il futuro ed il futuro a sua volta, specie quello dei mercati, non è una fotografia puntuale ma una sequenza di momenti ondivaghi: ci sarà dunque sempre un momento in cui “te lo avevo detto” potrà funzionare. Andiamo indietro qualche anno e vediamo se gli allarmismi sul bitcoin hanno davvero aiutato gli investitori ad orientarsi, prendendo spunto dai titoli di alcuni articoli apparsi sul periodico finanziario per eccellenza, il Sole 24 Ore:
Performance del bitcoin dall’1 aprile 2018: +615%
Oppure, il mio preferito:
Performance del bitcoin dal 30 dicembre 2018: +800%
Infine:
Performance del bitcoin dal 27 novembre 2017: +400%
Chissà se la qualità dei titoli degli articoli è tra i motivi per cui il Sole in otto anni ha perso 40% del fatturato… Sia chiaro che l’obiettivo non è una litania pro-bitcoin, tutt’altro; lo scopo è quello di partire dalla disamina del Bitcoin, che è recente dunque davanti agli occhi di tutti, per evidenziare come l’approccio del vanity trade, per cui ci si fa belli delle proprie opinioni e sensazioni, sia un approccio autoreferenziale e dunque perdente nella costruzione di portafoglio rispetto ad una prospettiva dove è la matematica a prevalere. È paradossale come ancora una volta, in un ambito così quantitativo come la finanza, sia la filosofia a salvarci: il socratico “so di non sapere” che si materializza, per quanto attiene il processo di costruzione dei portafogli, in ciò che gli anglosassoni chiamano position sizing, cioè “la dimensione appropriata per ogni posizione di investimento”. Proviamo ad analizzare le differenze tra i due approcci, prendendo spunto appunto dal caso del Bitcoin:
VANITY TRADE
TESI: il Bitcoin è una pagliacciata, la nuova bolla dei tulipani o simili, si presta a magheggi, andate avanti voi che a me viene da ridere
IMPLEMENTAZIONE: Non alloco un euro
RISULTATI POSSIBILI DELLA STRATEGIA:
Best case: 0
Worst case: 0
POSITION SIZING
TESI: “so di non sapere” (specie in tecnologia), può essere la madre di tutte le bolle oppure l’inizio di un trend secolare che porterà a digitalizzare molto di più di oggi le nostre vite e certi ambiti dell’attività economica, ancora molto, forse troppo analogici
IMPLEMENTAZIONE: do un peso al bitcoin tale per cui se mi sbaglio e si materializza il crash della bolla, non distruggo anni di duro lavoro per accumulare i miei sudati risparmi, se è invece l’inizio di un trend secolare, sono investito e mi godo il surfing; ne compro dunque 2% del portafoglio
RISULTATI POSSIBILI DELLA STRATEGIA:
Best case: 2% investito il 30/12/2018, avrebbe contribuito positivamente alla performance del mio portafoglio per 16%, cioè aggiungendo circa 8% di performance ogni anno all’andamento del mio portafoglio investito per il restante 98% in asset tradizionali
Worst case: -2%
Cosa risulta finanziariamente più efficace? il vanity trade cinico-narcisistico per cui “la so sempre più lunga io” o un approccio che lasci da parte opinabili opinioni e sensazioni, ragionando solamente su elementi quantitativi come prezzo, volumi e volatilità?
Cosa può portare a risultati più consistenti? Entrare e uscire a seconda delle proprie sensazioni su un’attività finanziaria che ha 55 come indice di volatilità (dove, dunque, le probabilità di azzeccare il timing sono pari a quelle di un lancio a testa o croce) o costruire un portafoglio anti-fragile che fa dell’equilibrio con cui vengono pesate le diverse componenti, il vero fattore di differenziazione?
Quelli che vendono sui picchi e comprano sui ribassi più pronunciati, beati loro, avocano come elemento di comparazione la bolla del Nasdaq, una discesa che ha ridimensionato i valori dei titoli tecnologici, di quasi il 50%. Ebbene, come si desume dal grafico che segue, l’investitore di lungo termine, che anche fosse rimasto sorpreso dalla repentina caduta dei valori di quegli anni e non fosse riuscito ad evitarla, su un orizzonte di 30 anni (il periodo in cui la tecnologia ha cambiato le nostre vite), porterebbe ancora a casa un ritorno in doppia cifra.
La chiusa infine a proposito dell’unica vera e mostruosa bolla su cui i media mainstream sono invece molto più clementi nel dare valutazioni: quella creata dalle banche centrali che con più di un decennio di repressione finanziaria che ha portato i tassi d’interesse sotto zero:
– hanno azzerato il valore segnaletico di tutte le attività finanziarie legate al mondo dei bond e del credito
– hanno mantenuto in vita migliaia di company che hanno fatto del moral hazard il valore fondante della propria cultura aziendale (integrity, diversity… e buy back)
– hanno distorto completamente la filosofia meritocratica del capitalismo, lasciando spazio ad un modello che da sempre più spazio all’intervento statale, che non sarebbe un deprecabile intento se non vivessimo una fase storica caratterizzata da un’inquietante assenza di leadership politica
– hanno incentivato qualsiasi genere di speculazione da parte degli investitori privati, pronti ad indebitarsi nelle maniere più inusitate, sicuri che alla fine il put delle Banche Centrali e dei Governi, sarebbe stato sufficiente a salvare tutti qualora il mercato avesse iniziato a viaggiare nella direzione sbagliata
– si stanno preparando a comprimere in modo importante i risparmi di tutti con un bel giro di inflazione, del resto l’unica maniera possibile per rientrare dalla sbornia di debito che consapevolmente hanno inflitto Ma la vera bolla, il grande problema della prossima decade su cui accanirsi, è naturalmente il Bitcoin… come è possibile essere così miopi da non accorgersene…