Immagine tratta dal web
Happiness is two different things
What you take and then what you bring
One is pleasure, one’s discipline
One’s devotion, one’s just the ringTwo kinds of happiness – The Stroke
Angles album – 2011
Quando si parla di iniziative filantropiche, in Italia un ente che spesso viene preso come punto di riferimento è Dynamo Camp, un progetto innovativo che offre gratuitamente programmi di terapia ricreativa a bambini con patologie gravi e croniche. Per la Side View di questa settimana condividiamo l’intervista a Serena Porcari, CEO di Dynamo Camp, con la quale abbiamo approfondito non solo la missione dell’ente che rappresenta, ma anche l’importanza degli aspetti organizzativi, della necessaria contaminazione dinamiche tipiche del mondo profit e quelle del no profit, e di misurazione dell’impatto delle iniziative messe in campo.
Dynamo Camp è diventato negli anni un esempio di successo e un punto di riferimento nell’ambito degli enti del terzo settore: può raccontarci da dove nasce Dynamo Camp e quali sono stati i passaggi più significativi della sua storia?
Dynamo Camp apre nel 2007. L’idea, 3 anni prima, è di Enzo Manes, imprenditore, che ha la volontà di creare un progetto, come definiremmo oggi, avente un impatto sociale. Il progetto iniziale era di creare un camp su modello degli Hole in the Wall Camps fondati da Paul Newman, a beneficio di bambini con patologie gravi o croniche, offrendo una vacanza gratuita durante il periodo estivo. La due diligence del progetto ha richiesto 3 anni, imperniata sull’analisi del bisogno e sulla creazione di un piano economico che garantisse la sostenibilità in un periodo iniziale di 3-5 anni. In questa fase sono stata chiamata a gestire la start-up, mettendo contemporaneamente le basi dell’organizzazione a livello di risorse umane e creazione di un network nazionale di ospedali e associazioni di pazienti e di patologia. Il riferimento è stata la Venture Philantropy, un modello basato sulla gestione di progetto dedicato al non profit, applicando i criteri tipici dell’attività di impresa.
Nel 2007 Dynamo Camp ha aperto, ospitando 60 bambini con patologie oncoematologiche in due sessioni estive. Alcuni passaggi chiave per lo sviluppo del progetti sono stati l’estensione dei programmi a tutto l’arco dell’anno e l’apertura alle famiglie, nel 2008; l’apertura a nuove patologie, che sono oggi oltre 75; l’uscita dei programmi dal Camp verso il territorio nazionale, in ospedali e associazioni, nel 2009. Questi sviluppi si sono consolidati oggi nella piena capacità raggiunta a Dynamo Camp e in un programma di attività stabili fuori dal Camp che ci hanno permesso nel 2024 di servire 9.235 beneficiari, di cui 2.569 beneficiari a Dynamo Camp e 6.666 nei programmi sul territorio.
Rispetto alla sostenibilità economica, un passaggio chiave è stato l’organizzazione della raccolta fondi secondo un modello americano per obiettivi, e in dipartimenti distinti per donatori aziendali e individuali. Mentre inizialmente la raccolta fondi era sostenuta in maggioranza da imprese, oggi la quota più rilevante è costituita da donatori individuali.
Quali sono stati secondo lei i principali fattori che hanno contribuito alla crescita e al successo dell’organizzazione negli anni? In altre parole, cosa ha reso Dynamo Camp tale?
L’impostazione rigorosa tipica del settore profit ha sicuramente permesso all’organizzazione di crescere e affrontare la complessità. Saper riconoscere i bisogni è stato un altro fattore determinante. Ci siamo resi conto ad esempio che sul territorio il bisogno è per famiglie con bambini con patologie neurologiche complesse. Questo comporta una riorganizzazione del supporto e della presenza di staff e volontari. La competenza è un altro elemento chiave, a tutti i livelli: dai colleghi negli uffici, allo Staff a contatto con gli ospiti, ai volontari che supportano i programmi. Anche loro oltre alla selezione partecipano a una formazione strutturata e appositamente concepita per capire i fondamenti della Terapia Ricreativa Dynamo e per supportare bambini con gravi patologie, anche da un punto di vista psicologico. Un altro elemento che mi preme sottolineare è l’autenticità: come riporta il nostro libro “Il diritto di essere felici”, pubblicato da Mondadori in occasione dei 15 anni di Dynamo Camo nel 2021, “la voglia naturale di sorridere sempre, di impegnarsi senza se e senza ma, senza desiderio di apparire, senza pregiudizi, senza finzione e con umiltà, per sollevare le famiglie dal peso della malattia e rendere semplicemente migliore la loro qualità di vita, uno stile naturale per tutto il mondo Dynamo, parte della sua cultura”.
Una delle sfide a cui sono chiamate le organizzazioni non profit è senza dubbio quella della sostenibilità economica e finanziaria nel tempo, oltre l’impulso iniziale dei fondatori: come è riuscita Dynamo a far crescere il progetto negli anni?
Come sottolineato, il rigore e la cultura aziendale hanno permeato l’organizzazione di Dynamo Camp e la sostenibilità economica e finanziaria sono governati con un sistema di obiettivi, avanzamento e risultati. Il lavoro del CFO e del suo team è in diretto dialogo con il capo della raccolta fondi e con i team dedicati alla raccolta fondi corporate, individui e fondazioni e istituzioni.
Che ruolo gioca la filantropia nel successo di Dynamo Camp e come incoraggiate il coinvolgimento di donatori e volontari nel progetto? E come vi siete attrezzati per mantenere un rapporto nel tempo con chi vi sostiene?
Filantropia e generosità sono alla base di Dynamo Camp. La fonte unica di tutte le sue risorse. Dynamo Camp è completamente gratuito per bambini e famiglie e la raccolta fondi è quasi esclusivamente privata.
Nel suo libro “Nessuno basta a se stesso – Perché abbiamo bisogno del bene comune”, edito da Piemme, in libreria dal 29 ottobre, Enzo Manes scrive in un passo “Bisogna lavorare per cambiare le cose. Quando le cose cambiano, cambia anche la cultura. (…) Ho capito che occorre occuparsi di cose concrete e misurabili, cose che certamente migliorano il mondo, da subito ed efficacemente.” Ci muoviamo con questo spirito. Calandoci nel concreto, il coinvolgimento e la cura dei donatori sono elementi chiave della raccolta fondi. Il 5×1000 è uno strumento con cui cerchiamo di coinvolgere tutti i nostri donatori, inclusi volontari e famiglie.
Abbiamo inoltre da poco avviato una campagna Soci, per un sostegno continuativo a Dynamo Camp. Il sostegno continuativo permette una pianificazione nel lungo periodo delle attività, e di dialogare con donatori fedeli, a cui comunicare i risultati e gli sviluppi del progetto. La campagna soci di Dynamo Camp è stata lanciata con l’Open Day 2024, il 6 ottobre. Con la campagna, è stato inaugurato un ufficio dedicato a loro permanente a Dynamo Camp, e uno nella sede di Milano, dove è anche presente il primo Dynamo City Camp della Fondazione. I Soci sono persone che desiderano sostenere il progetto Dynamo Camp avendo fiducia nella sua missione, il diritto alla felicità per bambini con patologie gravi o croniche e le loro famiglie.
Sono persone che aderendo al progetto possono sentire ancora più forte il legame con Dynamo e di incidere in modo continuativo nella sua realizzazione.
Qual è il ruolo delle aziende partner in Dynamo Camp? Come si costruiscono collaborazioni strategiche che uniscono filantropia e spirito imprenditoriale per creare un impatto sociale duraturo?
Le aziende partner svolgono un ruolo fondamentale sin dalla fondazione di Dynamo Camp. Il nostro team di raccolta fondi corporate, composto da professionisti con esperienza diretta anche nel settore profit, ha le competenze per comprendere la cultura di impresa e dialogare e collaborare con le imprese sia italiane che internazionali creando relazioni solide.
Stiamo lavorando lungo 3 direttrici principali: sviluppo di accordi pluriennali, chiave per la stabilità dell’organizzazione; coprogettazione con le imprese, per lo sviluppo di progetti strategici della Fondazione, per la creazione di impatto sociale, in modo sinergico con gli obiettivi filantropici e ESG dell’azienda; accelerazione dell’internazionalizzazione della raccolta fondi, per raggiungere interlocutori stranieri che vogliano investire su un modello duraturo e di rilevanza internazionale.
Attraverso partnership corporate co-progettate con l’azienda, su pluriennalità, sviluppiamo progetti per Dynamo strategici nel lungo termine, garantendo supporto nei momenti cruciali della vita dell’organizzazione, come l’avvio di nuovi progetti. La collaborazione va oltre il semplice sostegno finanziario: è un vero scambio reciproco.
Le aziende contribuiscono a Dynamo Camp con donazioni, sponsorizzazioni dei nostri eventi, condivisione di competenze, donando di beni e partecipando a programmi di volontariato aziendale. Gli accordi pluriennali di Corporate Partnership sono particolarmente strategici, poiché instaurano un rapporto durevole, in cui le imprese si allineano profondamente con la nostra missione e i nostri obiettivi.
Come misurate l’impatto sociale e il successo delle vostre iniziative?
L’impatto sociale per noi è legato in primis alla misurazione del numero di bambini e famiglie gratuitamente serviti, ma investe in modo più allargato tutti coloro che hanno beneficio dal progetto Dynamo Camp, inclusi dipendenti, staff e volontari.
Questo l’impatto di Dynamo Camp dal 2007: 79.065 bambini con gravi patologie e loro familiari hanno goduto dei programmi di Terapia Ricreativa Dynamo, volti allo svago e al divertimento ma soprattutto a far riacquisire fiducia e speranza. Sono oltre 75 le patologie ospitate, e il network di Dynamo Camp è costituito da 97 ospedali e 85 associazioni di genitori o di patologia in tutta Italia.
Insieme alla missione, l’occupazione è l’altro obiettivo della Fondazione, che ha oggi 77 dipendenti, 403 persone di Staff stagionale. Sono inoltre 1.650 i volontari che nel 2024 hanno donato il proprio tempo, intelligenza e cuore per rendere possibile il progetto.
La community Dynamo comprende oggi, insieme ai 79.065 bambini e famiglie, anche 12.343 volontari, 195.500 donatori, 243.950 contatti in database.
Per quanto riguarda i dati di impatto più recenti, questi sono i numeri dei beneficiari complessivi di Dynamo Camp nel solo 2024: 9.235 beneficiari, di cui 2.569 beneficiari a Dynamo Camp e 6.666 nei programmi sul territorio.
Misuriamo l’impatto sociale con tutte le metodologie esistenti e anche a livello internazionale. Secondo una ricerca dell’Università di Yale, realizzata con SeriousFun Children’s Network e i suoi Camp nel mondo, incluso Dynamo, nel 2014-2015, i genitori hanno rilevato nei propri figli, dopo il periodo al Camp:
- il 78% un incremento nella sicurezza in sè stessi;
- il 73% un incremento di autostima;
- l’81% un incremento di maturità;
- il 76% un incremento in indipendenza;
- il 72% un accresciuto interesse a partecipare in attività sociali;
- il 79% un’apertura a sperimentare nuove attività e esperienze.
Più di recente (2021), sempre con l’Associazione internazionale, abbiamo misurato con l’American Institutes for Research l’impatto del nostro programma sugli ospiti, coinvolgendo 2.200 camper nel mondo, ovvero ragazzi tra i 17 e i 30 anni che hanno avuto l’esperienza da noi. Anche in questo caso, dall’indagine emerge che l’impatto riguarda soprattutto l’accettazione di sé, l’abilità di provare empatia e costruire relazioni di amicizia, la fiducia in sé stessi. Più dell’80% dei camper intervistati ha riportato di aver avuto stimolo, dopo l’esperienza del Camp, a provare nuove esperienze, apprezzamento della diversità e accettazione di sé. Più dei 2/3 ha avuto un miglioramento della propria situazione psicofisica. I ragazzi hanno anche riportato di essersi sentiti accettati e non giudicati, aver provato senso di libertà e di fiducia nelle proprie possibilità.
Mi preme evidenziare una domanda concreta che esprime il nostro obiettivo di creazione di impatto sociale: con la tua azione, a quante persone hai cambiato la vita?
Avvicinandosi alla chiusura dell’intervista, che consiglio darebbe a imprenditori o leader aziendali che vogliono impegnarsi in progetti filantropici?
Rimanere concreti. Effettuare l’analisi del bisogno e la focalizzazione sullo stesso. Dare al progetto un’impostazione rigorosa, di tipo imprenditoriale, che prescinde dalla causa. Inoltre, sottolineo l’importanza della motivazione: è quella che, dato il resto, fa la differenza anche nei momenti critici.
Approfondimento a cura di Beatrice Marzi
Lugano, 27 Ottobre 2024