(foto: Il cielo sopra Berlino, film, 1987)
«– Oh Dio! – esclamò a un tratto, e ricadde sul suo sedile. Solo in quel momento aveva afferrato tutto ciò che la parola «bancarotta» implicava, il senso vago e terribile che fin dall’infanzia le aveva inspirato. “Bancarotta”…era una cosa più atroce della morte, era disordine, crollo, rovina, vergogna, scandalo, disperazione e miseria».
(Thomas Mann, I Buddenbrook)
“I know that my world is grown old” dice Robert Smith (The Cure) in una traccia del nuovo album “Songs of a lost world” uscito il 1° novembre. Pochi giorni dopo, Donald Trump ottiene una vittoria schiacciante su Kamala Harris. Il presidente russo Vladimir Putin si è immediatamente congratulato con il “coraggioso” tycoon durante la discussione al Forum annuale di Valdai, rendendosi disponibile a dialogare per porre fine alla guerra. Il presidente russo ha, altresì, ribadito le proprie condizioni per porre fine al conflitto[1].
Nel frattempo, l’esercito russo sta cercando di conquistare più territorio possibile nell’Ucraina orientale per ottenere una posizione più vantaggiosa da cui contrattare nel momento in cui Trump verrà insediato il 20 gennaio.
Tutto questo avviene mentre sta crollando il governo di coalizione di Berlino: quasi in contemporanea alla rielezione di Trump, il 6 novembre il cancelliere tedesco Olaf Scholz annuncia che chiederà un voto di fiducia a dicembre, preparando il terreno per elezioni anticipate il 23 febbraio.
Con lo scritto di oggi, facciamo il punto sulla crisi tedesca, in quanto entrambi gli eventi sono più collegati di quanto sembrino e riecheggiano un cambiamento nell’ordine globale.
Come è arrivata a questo punto la Germania?
Il processo di implosione dell’Ampelkoalition, la litigiosa coalizione “semaforo” nata per superare le divisioni ideologiche tra i rigoristi liberali dell’FDP e i due partiti di sinistra SDP e Verdi più inclini a ricorrere alla spesa pubblica e che avrebbe dovuto modernizzare la Germania, era in corso da mesi, ma è accelerato sotto il crollo economico e il crescente rifiuto della popolazione della politica di guerra, espresso nei disastri elettorali nelle elezioni regionali (Länder) di quest’anno.
AMPELKOALITION
La coalizione del semaforo è stata la prima alleanza tra SPD, Verdi e FDP a livello federale. Il gabinetto del cancelliere Olaf Scholz (SPD) è ufficialmente in carica dall’8 dicembre 2021. Il 24 novembre 2021, i tre partiti hanno annunciato di aver raggiunto un accordo per attuare la coalizione, con il candidato SPD Olaf Scholz destinato a diventare cancelliere. Un vero e proprio contratto di governo, con una agenda politica caratterizzata dal “climate change” e la transizione ecologica, con alcune ipotesi dirompenti sullo sfondo: legalizzazione della cannabis e voto ai sedicenni.L’8 dicembre 2021, Olaf Scholz viene eletto cancelliere a capo di una coalizione Semaforo formando il governo Scholz. (cfr. Tasinari, C., Nuovo governo tedesco, ecco la “Coalizione Semaforo”: inizia l’era del Cancelliere Scholz, in euronews, 24.11.2021).
La crisi di governo, infatti, era nell’aria da tempo, accelerata nel 2023 dalla decisione della Corte costituzionale di Karlsruhe di bocciare il progetto di bilancio per il 2024, dichiarandolo incostituzionale per via delle restrizioni imposte dal “freno all’indebitamento”, il sistema che limita il deficit dello Stato federale a non più dello 0,35% del PIL. La situazione è, poi, peggiorata nelle ultime settimane con un tasso di conflittualità interna che ha fatto crollare il governo. Tra le cause che hanno portato al “licenziamento” di Linder, Scholz ha citato la richiesta del ministro delle Finanze di fermare la “modernizzazione verde” dell’economia e di interrompere i finanziamenti per l’Ucraina[2].
Quali problemi sta affrontando la Germania?
Tre giorni dopo l’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina, in un celebre discorso davanti al Bundestag, il cancelliere Olaf Scholz dichiarava che il mondo non era più lo stesso e che ci si trovava di fronte ad una Zeitenwende (letteralmente “svolta epocale”). Per la Germania terminava ufficialmente l’epoca dei pacifici commerci, dell’uscita incruenta dalla guerra fredda e della riunificazione nazionale. Così, repentinamente, saltavano le politiche dettate nel patto della coalizione semaforo[3].
Per Scholz, la Zeitenwende ha comportato principalmente l’istituzione di un fondo speciale da 100 miliardi di euro per il riarmo della Bundeswehr e l’impegno a destinare oltre il 2% del PIL tedesco alla difesa. Il governo tedesco ha usato il termine anche per riferirsi ad un cambiamento più ampio nell’ordine internazionale e nella politica estera tedesca, segnato dalla decisione di ridurre i legami con la Russia e a rinunciare a uno dei principi cardine della sua politica di sicurezza, che per decenni considerava intoccabile: che la sicurezza in Europa potesse essere raggiunta solo attraverso la cooperazione con la Russia.
Ciò ha determinato una profonda crisi dell’economia tedesca. La pietra angolare dei legami economici russo-tedeschi è stata l’importazione di energia russa a basso costo per alimentare la produzione pesante tedesca, che poi esporta prodotti ad alto valore aggiunto e tecnologie sofisticate[4]. L’economia si è contratta l’anno scorso per la prima volta dall’inizio della pandemia di Covid-19, il Fondo Monetario Internazionale prevede una crescita economica pari a zero quest’anno, segnando la performance più debole tra le principali economie. Un brusco calo degli utili alla Volkswagen non ha fatto che intensificare le cattive notizie sulla crescita economica. I problemi che affliggono la Germania sono evidenziati dalla crisi del più grande produttore tedesco, che potrebbe chiudere fabbriche nel suo paese d’origine per la prima volta nei suoi 87 anni di storia e tagliare migliaia di posti di lavoro soprattutto. La Germania deve, inoltre, far fronte alla concorrenza dalla Cina. Non può più contare sulla domanda per le sue esportazioni nella seconda economia più grande del mondo, che sta producendo sempre più localmente molti dei beni che prima importava dall’Europa. Nel Q3, Mercedes e Bmw registrano un notevole calo delle esportazioni in Cina dovuto, secondo alcuni analisti, non tanto o, comunque, non solo all’aumento dei prezzi, quanto al fatto che il consumatore cinese agisce politicamente in risposta all’iniziativa dell’Unione Europea che dal 31 ottobre imporrà dazi aggiuntivi fino al 35,3% sulle importazioni delle auto elettriche cinesi, accusate di creare una concorrenza sleale[5]. Ci sono ulteriori ragioni per la stagnazione economica della Germania dovute al rapido invecchiamento della popolazione, alle burocrazie e ad infrastrutture fisiche e digitali obsolete.
La competizione geopolitica con Russia e Cina segna la fine della globalizzazione, rimodellando l’economia globale. Gli interessi di mercato non hanno più la precedenza e le considerazioni sulla sicurezza nazionale sono di nuovo al comando. Lo Stato, un tempo messo da parte, sta riprendendo il controllo. Il modello neoliberista è ufficialmente morto. Il paradigma sta passando dall’efficienza alla resilienza. L’Inflation Reduction Act, un programma di sussidi per le industrie statunitensi, ha offerto agli alleati americani un’anteprima di ciò che verrà. Il modello economico tedesco, basato sulle esportazioni, sta affrontando i venti contrari del protezionismo e la riconfigurazione degli investimenti e delle catene di fornitura motivata geopoliticamente. I segmenti dell’industria tedesca, già in difficoltà, dovranno combattere per la sopravvivenza contro i loro concorrenti strategicamente sostenuti da Cina e Stati Uniti.
Il secondo problema, per come percepito dalla popolazione tedesca, è quello dell’immigrazione.
In un sondaggio pubblicato dall’istituto di ricerche di mercato e di opinione Ipsos, il 42% degli intervistati attualmente indica la migrazione come una delle maggiori preoccupazioni personali. Con oltre tre milioni di rifugiati, tra cui ucraini, che vivono già nel paese, il numero più alto da quando ondate di tedeschi etnici provenienti dall’Europa orientale sono fuggiti in Germania dopo la Seconda guerra mondiale, Scholz si trova ad affrontare un’enorme pressione da parte di stati e municipalità sopraffatti per alleviare gli oneri pratici che devono affrontare.
La Germania è da tempo la destinazione preferita da molti rifugiati perché il suo approccio generoso all’asilo ha portato alla creazione di grandi comunità di migranti, dove i nuovi arrivati hanno spesso connessioni che facilitano la transizione dai loro paesi d’origine. Oltre il 60% delle domande di asilo presentate nell’UE dai siriani nella prima metà del 2023, ad esempio, sono state presentate in Germania.
La gestione dei rifugiati è una delle sfide più grandi che Berlino si trova ad affrontare attualmente, nonché uno degli argomenti politicamente più controversi. Il dibattito non verte solo su quanta migrazione il Paese può tollerare, ma anche su quale tipo di immigrazione è auspicabile. C’è urgente bisogno di manodopera qualificata straniera, alla luce del calo del tasso di natalità[6].
Il governo tedesco ha annunciato politiche più severe dopo che un siriano arrivato in Germania come richiedente asilo è stato accusato di aver ucciso tre persone in un attacco nella città occidentale di Solingen nell’agosto di quest’anno. L’incidente è avvenuto una settimana prima delle elezioni statali nell’est[7].
Questi episodi hanno certamente dato forza e consenso ai partiti populisti critici verso le politiche sull’immigrazione del governo federale e della UE.
Nelle elezioni regionali ed europee del 2024, Alternative für Deutschland (AfD) è emersa come il partito politico più forte o il secondo più forte in tutto il paese. L’AfD ha ora diverse roccaforti, soprattutto nelle aree orientali che hanno formato l’ex Repubblica Democratica Tedesca. Tuttavia, è stata Sahra Wagenknecht la vera novità delle elezioni in Sassonia e Turingia, dove il partito che porta il suo nome, Bündnis (Alleanza) Sahra Wagenknecht (BSW), è andato in doppia cifra e ha svuotato la Linke, da cui si era staccata a gennaio. La BSW si è imposta con temi populisti e sovranisti, spesso sovrapponibili a quelli dell’AfD, con la quale condivide l’avversione alla Nato e al sostegno all’Ucraina, la simpatia per la Russia e, anche se in maniera meno radicale, la stretta sull’immigrazione. Nel suo libro uscito nel 2022, la Wagenknecht attacca la sinistra contemporanea occidentale che ha abbandonato le classi sociali più povere per diventare una “sinistra alla moda” vicina alle élite e facendo suoi i dogmi del cosmopolitismo, del globalismo, dell’europeismo, del multiculturalismo, dell’ambientalismo e del politicamente corretto[8].
Questo ci porta al terzo elemento di crisi che è dato proprio dalla polarizzazione che sta dividendo la società tedesca.
La crisi politica in Germania accelera l’iniziativa parlamentare per la messa al bando dell’AfD: 113 deputati hanno presentato al presidente del Bundestag, Bärbel Bas (Spd), una mozione che punta a far dichiarare incostituzionale la formazione di sovranista, accusata di derive neonaziste per le sue posizioni estremiste. Alcuni parlamentari sono scettici se ci sono prove sufficienti che l’intero partito soddisfa i requisiti legali per un divieto. Devono essere presenti tre elementi affinché un partito venga vietato in Germania: il partito deve essere diretto contro l’ordine fondamentale democratico libero, deve essere abbastanza grande da rappresentare un pericolo e il partito deve agire con un approccio pianificato e aggressivo.
La sfida, per i sostenitori del divieto, è dimostrare che l’intero partito, non solo i singoli individui al suo interno, rappresenta un pericolo per la democrazia. L’esito di questo processo potrebbe, dunque, dipendere da quanto facilmente le dichiarazioni estremiste e antidemocratiche fatte dai singoli membri del partito possano essere collegate al partito[9].
Questo è il riflesso di una trasformazione del dibattito pubblico sempre più polarizzato in un confronto tra identità incompatibili e con l’establishment influenzato dalle idee woke che assume un atteggiamento paradossale per cui principi fondanti della democrazia, come la libertà di espressione e il pluralismo, vengano utilizzati come strumenti per giustificare nuove forme di autoritarismo[10].
Cosa succede adesso?
L’imminente ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca potrebbe creare nuovi rischi per l’economia tedesca. Trump ha minacciato di imporre tariffe fino al 20% sui beni provenienti dall’UE, alimentando la prospettiva di una guerra commerciale con gli alleati europei di Washington. I dazi rappresenterebbero un ulteriore colpo alle esportazioni tedesche e una nuova battuta d’arresto per l’ormai ex locomotiva d’Europa. In questo contesto, i liberali pro-efficienza, già in crisi elettorale e a rischio di non superare la soglia del 5%, si sono distaccati[11].
IL NORDSTREAM 2 POTREBBE FUNZIONARE ANCORA
Zerohedge, il 18 novembre, riporta le parole dell’analista Andrew Korybko, secondo il quale Putin, dopo il vertice BRICS di Kazan del mese scorso, ha dichiarato in conferenza stampa che c’è ancora un oleodotto funzionante nel Mar Baltico e fa parte dell’oleodotto Nord Stream 2. Tutto ciò che le autorità tedesche devono fare è premere un pulsante per riprendere le forniture. Ma non lo stanno facendo per ragioni politiche. Putin ha fatto capire che quest’ultima parte non danneggiata di quel megaprogetto energetico potrebbe essere rapidamente rimessa in uso se la Germania aiutasse la Russia smettendo di fornire armi all’Ucraina.
Un altro aspetto interessante riguarda l’SPD, già spaccata, dove crescono le voci critiche sull’aiuto militare all’Ucraina e il confronto con la Russia. Le manovre del BSW stanno rafforzando l’ala sinistra tradizionalmente russofila del partito, come ha affermato Stefan Marschall, politologo presso l’Università di Düsseldorf.
Lo scorso mese, la SPD ha nominato Matthias Miersch segretario generale, con l’intento di riabilitare Gerhard Schröder, ex cancelliere che ha lavorato per Gazprom e considera Putin un amico. Così, “Gas-Gerd” Schröder è tornato al centro dell’SPD[12]. Secondo i media, Schröder e Orbán sono d’accordo nel ritenere che l’Ucraina abbia già perso la guerra e che la pace dipenda dall’Occidente e da Kiev, non dalla Russia.
L’ex cancelliere tedesco ha incontrato il primo ministro ungherese Viktor Orbán a Vienna per discutere della guerra e del suo impatto sull’Europa su invito della Weltwoche. Durante la discussione, moderata dall’ex parlamentare svizzero dell’SVP Roger Köppel, caporedattore di Weltwoche, Schroeder ha chiesto a Germania e Francia di seguire l’esempio di Orbán, lavorando attivamente per la pace. Orbán, con Herbert Kickl del FPÖ, ha sottolineato la responsabilità dell’Ungheria nel mondo cristiano-democratico.
Schröder ha elogiato Trump per aver promesso che sotto la sua guida l’America avrebbe contribuito a porre fine alla guerra. La sua visione secondo cui l’Europa dipende dal gas e petrolio russi e deve puntare alla pace con la Russia sta guadagnando sostenitori in Germania. In Brandeburgo, il vincitore delle elezioni dell’SPD Dietmar Woidke ha avallato la posizione che la guerra non si concluderà con ulteriori armi, ma con più diplomazia. Anche il posizionamento di missili americani in Germania è visto con preoccupazione. Le dichiarazioni di Woidke, in contrasto con l’attuale direzione SPD, trovano supporto da Sahra Wagenknecht. Rolf Mützenich, capogruppo parlamentare SPD, aveva già definito “pericoloso” lo schieramento missilistico deciso tra Scholz e Biden. Sebbene Scholz, Klingbeil e Pistorius si oppongano, le loro voci sembrano perdere forza all’interno dell’SPD[13].
Anche nella CDU ci sono segnali di riallineamento. Friedrich Merz, leader del partito di centro-destra, è stato nominato ufficialmente candidato a cancelliere a settembre.
Un sostenitore di Trump come cancelliere?
Con il partito in testa nei sondaggi, Merz ha buone probabilità di diventare il prossimo cancelliere. Contrariamente a Merkel, Merz ha fatto della chiusura dei confini ai richiedenti asilo una delle sue principali battaglie, mettendo in discussione i media tradizionali e usando i social per attaccare il politicamente corretto. Come Trump, rifiuta l’ambientalismo e sostiene il capitalismo.
Merz ha espresso solidarietà a Trump, seppure con alcune differenze, come il suo sostegno incondizionato a Zelensky e l’impegno a fornire più armi all’Ucraina. Tuttavia, abbraccia il pragmatismo, sperando che una seconda presidenza Trump possa giovare alla Germania. I cristiano-democratici di Merz ottengono circa il 30% nei sondaggi, mentre gli SPD di Scholz sono terzi con il 16%, dietro all’AfD con il 17%[14]. Sebbene l’AfD stia crescendo, tutti i partiti escludono coalizioni con loro. La coalizione più probabile sembra quella tra CDU/CSU e SPD, che potrebbe garantire stabilità[15].
In conclusione
È significativo che il più grande Stato membro dell’UE abbia deciso di far cadere il suo governo proprio poche ore dopo che il continente si è trovato di fronte alla grande sfida di una nuova presidenza di Trump: con la sua vittoria, la situazione globale è cambiata radicalmente e la questione ucraina è diventata centrale.
Dopo l’esperienza del primo mandato, con le prime nomine, il tycoon sembra aver cambiato marcia scegliendo collaboratori che non fanno parte del blocco neocon. La sua prima nomina è quella del nuovo capo dello staff, Susie Wiles, che in passato è stata direttrice della campagna di un ex ambasciatore americano in Russia. Ha già creato una rete che include Elon Musk, Robert F.Kennedy Jr. e Tulsi Gabbard, nota per il suo impegno contro la guerra e l’establishment liberal. Sarà interessante vedere come si muoverà. Certamente, con questa nuova configurazione, lo scenario internazionale sta cambiando. Questo comporta una crisi del paradigma neoliberale europeo e per l’intera élite transatlantica che continua a promuovere la sua agenda.
Per aiutarci a comprendere il travaglio di una Germania in decadenza, abbiamo scelto I Buddenbrook, di Thomas Mann. Mann racconta il declino di una ricca famiglia di mercanti di Lubecca nel corso di quattro generazioni, dagli anni ‘30 agli anni ‘70 dell’800. Non sono gli eventi esterni a influenzarne la decadenza né un tracollo economico. Nell’arco di quarant’anni, si susseguono i moti del ‘48, la guerra austro-prussiana e la guerra franco prussiana, ma la famiglia e la città sembrano non risentirne. I Buddenbrook vivono e conducono gli affari con una sicurezza nelle proprie convinzioni e nei confronti della società in cui vivono, dove prosperano altre famiglie che si sono arricchite con il commercio di generazione in generazione. Il piccolo regno dei Buddenbrook comincia a scricchiolare quando i valori su cui si regge vengono messi in discussione.
Approfondimento a cura di Gilberto Moretti
Lugano, 24 novembre 2024
[1] Cfr. Aa.Vv., Russia’s Putin says ready for dialogue with ‘courageous’ Trump, in Al Jazeera, 07.11.2024.
[2] Cfr. Tanno, Shukla, S., Dmitracova, O., Germany’s normally stable government has collapsed. Here’s why, in CNN, 07.11.2024.
[3] Cfr. Hu, C., Cina e Germania alla prova della Zeitenwende, in Limes, La Germania senza qualità, n. 6, 2024.
[4] Cfr. Aa.VV., Strategic Decoupling: Phasing out russian economic influence in Germany, Friedrich Naumann Foundation, 05.09.2023.
[5] Cfr. Sychev, A., Murray, M., BMW and Mercedes quarterly sales drop on weak China, in Reuters 10.10.2024.
[6] Cfr. Nia Towfigh, O., How a migration crisis is fueling Germany’s far-right surge, in Anadolu Agency, 24.10.2023.
[7] Cfr. McGuinness, D., Scholz vows to speed up deportations after Solingen stabbings, in BBC, 26.09.2024.
[8] Cfr. Wagenknecht, S., Contro la sinistra neoliberale, Fazi Editore, Roma, 2022.
[9] Cfr. Dahlinger, M., The struggle to ban Germany’s far-right AfD, in Prospect, 18.11.2024.
[10] Cfr. Arrigo, G.M., De Ruvo, G. (a cura di), Censura e wokismo uccidono l’università tedesca, in Limes, La Germania senza qualità, n. 6-2024.
[11] Cfr. Korybko, A., Everyone missed the most important part of the first Putin-Scholz call in two years, in Zerohedge, 18.11.2024.
[12] Cfr. Marsh, S., Rinke, A., Germany’s upstart leftists chip at pro-Ukraine consensus, in Reuters, 03.11.2024.
[13] Cfr. Eigenmann, D., Auf einmal steht «Gas-Gerd» Schröder wieder in der Mitte der SPD, in Tages-Anzeiger, 01.11.2024.
[14] Cfr. Redaz., Deutsche mehrheitlich für vorgezogene Bundestagswahl, in tagesshau.de, 06.11.2024.
[15] Cfr., Turner, E., Germany set for snap election following collapse of Olaf Scholz’s coalition, in The Conversation, 12.11.2024.