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| | Tapis Roulant

Tapis Roulant – Maggio 2025

La Cina e il Sud-est asiatico

La politica dei dazi avviata dal presidente Trump ha aperto ampi spazi di manovra per Pechino nelle zone del Sud-est asiatico.
Tra il 15 e il 18 aprile, Xi Jinping si è recato in Vietnam, Cambogia e Malesia per proporsi come partner più stabile e affidabile della controparte americana (in Vietnam sono stati firmati 45 accordi).

È abbastanza improbabile che i dazi impattino negativamente sulle relazioni che Washington ha costruito negli anni, grazie anche alla presenza delle proprie basi, tuttavia, si prevede che un ulteriore peggioramento dell’economia di questi paesi e dell’umore verso gli USA consentirebbero alla RPC di avvicinarsi.


Yemen: Airforce USA in difficoltà contro gli Houti

Gli Houti, impegnati nella campagna del Mar Rosso da ormai un anno e mezzo, stanno mettendo in grossa difficoltà l’esercito americano. Il 6 maggio, Trump si è visto costretto a dichiarare un cessate il fuoco in Yemen a causa dell’esaurimento di munizioni costose e dell’incapacità di stabilire una superiorità aerea sui nemici. Gli yemeniti hanno persino quasi abbattuto un «invisibile» caccia F-35, che ha dovuto effettuare una manovra evasiva per schivare l’antiaerea.

Sebbene gli Houti abbiano interrotto gli attacchi alle navi mercantili nello stretto, le forze armate statunitensi non sono riuscite a neutralizzarli dopo anni di conflitti, inoltre, la tregua non vieta agli Houthi di colpire Israele, loro principale obiettivo.


Nord Stream 2: L’UE continua ad opporsi

All’inizio di maggio, un tribunale svizzero ha dichiarato che il Nord Stream 2, parte della compagnia russa Gazprom, ha raggiunto un accordo di ristrutturazione del debito con i suoi creditori.

Il presidente Trump vorrebbe rilanciare il gas russo in occidente, tuttavia, l’UE oppone un netto rifiuto e il 6 maggio ha varato un piano per azzerarne completamente l’importazione entro il 2027.

Ad oggi il gas russo arriva in Europa attraverso il gasdotto TurkStream che, sebbene indirettamente, rifornisce anche la stessa Ucraina.

Fonte: Geopolitical Futures


Parata per il “Giorno della Vittoria” in Russia

Il 9 maggio si è tenuta a Mosca la parata in cui viene ricordata la vittoria dell’URSS sulla Germania nazista nella Seconda guerra mondiale. Il Presidente della Federazione Russa si è presentato in compagnia di altri 27 capi di stato (dell’UE figurava solo il primo ministro slovacco Robert Fico), a dimostrazione che la Russia non è affatto isolata.

Imponente lo spiegamento di mezzi. Lo scorso anno sfilarono su Piazza Rossa 9.000 soldati, 61 veicoli militari (tra cui un singolo carro armato T-34/85) e 15 aerei da combattimento. Quest’anno, invece, hanno sfilato 11.500 soldati, oltre 180 veicoli militari (tra cui 5 modelli differenti di carri armati e solo del T-90M, 10 unità) e 88 velivoli.


Fine degli scontri fra India e Pakistan?

La notte del 6 maggio, l’India ha condotto un attacco missilistico come rappresaglia per l’attentato del 22 aprile a Pahalgam, nel Kashmir indiano, colpendo varie «infrastrutture terroristiche» in Pakistan. Questi ultimi hanno risposto con un caccia J-10C e dei missili PL-15, entrambi di manifattura cinese. La maggior parte delle armi moderne del Pakistan, infatti, proviene proprio dalla Cina.

 Il 10 maggio il presidente Trump ha annunciato con un tweet a sorpresa che, con la mediazione degli States, i due paesi hanno raggiunto l’accordo per un cessate-il-fuoco immediato.

Vari media hanno precisato che la tregua non sia stata raggiunta per ‘bontà d’animo’ degli USA ma alla luce di fonti anonime vicine all’intelligence che avevano comunicato che «un evento potenzialmente disastroso stava per accadere».


La fine del PKK: un interrogativo per il futuro

In data 12 maggio, il comitato direttivo del Partito dei Lavoratori del Kurdistan (PKK) dopo 40 anni di lotta armata ha annunciato il proprio scioglimento. Non è ancora chiaro cos’abbia portato a questa decisione e le narrazioni sono molteplici e fortemente contrastanti.

Alcuni riportano la notizia interpretandola come una vittoria per Erdoğan, affermando che «ora ha in mano le chiavi della Siria», come ha detto il presidente americano. Altre fonti credono invece che gli ormai ex-membri del partito vogliano concentrarsi non più sulla lotta armata, bensì su quella politica, vedendo questo momento come uno di debolezza per il capo di Stato della Turchia: nel 2028, infatti, dovrà riconfermare il suo mandato, e 20 milioni di curdi della Turchia potrebbero fare la differenza.


Baltico: braccio di ferro tra Estonia e Russia

Il 13 maggio, l’Estonia ha tentato di sequestrare una petroliera russa appartenente alla cosiddetta “flotta ombra” (navi non registrate in conformità con le sanzioni UE/G7, le quali formalmente non includono la Russia).

A causa della ristrettezza del golfo, le acque territoriali di Estonia e Finlandia coprono quasi interamente il canale di transito. Sebbene la petroliera stesse navigando in acque internazionali, elicotteri militari estoni l’hanno sorvolata intimando di attraccare in un porto estone. In risposta, la Russia ha inviato un caccia Su-35S per respingere i mezzi estoni, consentendo alla nave di proseguire verso San Pietroburgo.

L’Estonia ha poi denunciato la violazione del proprio spazio aereo da parte del velivolo russo.


Trump in Medio Oriente

Il 13 maggio il presidente Trump inizia il suo tour mediorientale recandosi in Arabia Saudita, poi in Qatar ed Emirati Arabi Uniti. Dall’intelligenza artificiale alle armi, la visita di Trump nel Golfo sembra sostituire la politica con gli affari. I funzionari sauditi spingono per gli investimenti americani nel regno, mentre i funzionari statunitensi fanno pressioni affinché i petrodollari fluiscano nella direzione opposta.

Invece di patti militari o sulla condivisione di valori democratici, Trump punta su nuove regole diplomatiche basate sul commercio.

Fonte: New York Post


Istanbul: la Russia non intende fermarsi

Il 16 maggio si sono svolti i negoziati di Istanbul tra Russia e Ucraina: assenti Zelensky, Putin e Trump. La delegazione ucraina si è presentata in abiti militari, probabilmente con l’intento di intimidire la controparte, ma questa strategia non ha avuto successo. I russi hanno rifiutato categoricamente qualsiasi offerta di cessate il fuoco e hanno chiesto il ritiro delle forze ucraine da quattro regioni: Kherson, Zaporozhye, LPR e DPR, inoltre, hanno avvertito che, qualora questo accordo non venisse accettato, al prossimo incontro avanzeranno richieste per il ritiro da ulteriori quattro regioni, quali Sumy, Kharkov, Odessa e Mykolaiv, oltre a quelle già menzionate.

Fonte: Simplicius the thinker


Gaza

Il 19 maggio la CNN riporta la notizia del lancio da parte di Israele di un’ampia operazione di terra a Gaza. L’operazione dell’esercito israeliano nel nord e nel sud di Gaza avviene mentre i mediatori internazionali premono per progressi nei colloqui di cessate il fuoco.

Sabato Hamas e Israele hanno avviato colloqui indiretti nella capitale del Qatar, Doha. Nonostante un certo ottimismo intorno ai colloqui, una svolta appare incerta.

Domenica Israele ha espresso la sua disponibilità a porre fine alla guerra a Gaza in caso di resa di Hamas, una proposta che difficilmente il gruppo militante accetterà. Hamas ha dichiarato che rilascerà tutti gli ostaggi israeliani se ci saranno garanzie che Israele porrà fine alla guerra.

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