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Trump’s sense of snow

(foto: The Heightful Eight, film 2015)

«Alla base della matematica ci sono i numeri. Se qualcuno mi chiedesse che cosa mi rende davvero felice, io risponderei: i numeri. La neve, il ghiaccio e i numeri. E sai perché? Perché il sistema numerico è come la vita umana. Per cominciare ci sono i numeri naturali. Sono quelli interi e positivi. I numeri del bambino. Ma la coscienza umana si espande. Il bambino scopre il desiderio, e sai qual è l’espressione matematica del desiderio? Sono i numeri negativi. Quelli con cui si dà forma all’impressione che manchi qualcosa.»  (Peter Høeg, Il senso di Smilla per la neve)

Le recenti roboanti dichiarazioni di Donald Trump sulla Groenlandia hanno suscitato reazioni e interrogativi. Il neoeletto presidente USA, in procinto di insediarsi il prossimo 20 gennaio, sembra aver abbracciato un nuovo programma imperialista, minacciando annessioni, se necessario manu militari. Quanto seriamente dovrebbero essere prese tali affermazioni? Con lo scritto di oggi proviamo quindi ad andare oltre le facili boutade da social network sulla “follia imperialista” del tycoon e cerchiamo di coglierne il senso strategico, partendo dal presupposto che il presidente degli Stati Uniti non è un monarca assoluto ma è coadiuvato da think tank, apparati e agenzie governative.

L’idea di Trump di acquistare la Groenlandia, infatti, non è una novità. Durante il suo primo mandato, aveva già avanzato l’offerta dando seguito ad un progetto ben più datato che gli Stati Uniti nutrivano dal 1867. In tal senso, per gestire il dialogo e probabilmente influenzare la politica di indipendenza della Groenlandia dalla Danimarca, Trump ha scelto Ken Howery come nuovo inviato degli Stati Uniti in Danimarca. Come co-fondatore di PayPal, Howery è considerato un membro della cosiddetta “PayPal Mafia” (Thiel, Musk, Nosek, Levchin, Andreessen), una rete di imprenditori digitali e VC che ha un’importante funzione strategica nella nuova amministrazione[1].

Non si può capire nulla dell’America di oggi senza aver chiaro cos’ha in testa questa nuova élite che, come scrive Alessandro Aresu su Limes, mira a diventare “il nuovo deep state”.   Aresu spiega come questa élite consideri la mancanza di spazio un ostacolo fondamentale e uno dei limiti alla crescita della Silicon Valley. In un contesto dominato da un’agglomerazione virtuale, fatta di dati, la scarsità di spazio non risulta problematica. Tuttavia, la situazione cambia quando si parla di infrastrutture e di costruzione. Se l’obiettivo è realizzare una produzione su larga scala o costruire impianti dedicati all’intelligenza artificiale, con i loro elevati bisogni energetici, la questione si fa più complessa. Ancora più difficile diventa se è necessario ricostruire un arsenale per il rafforzamento delle capacità produttive della Difesa[2].

La retorica trumpiana su Groenlandia, oltre che su Canada e Canale di Panama, ci indica quindi la plausibile direzione strategica della sua amministrazione che potrebbe definirsi una “corsa alle grandi dimensioni” per sbaragliare ogni concorrenza e porre rimedio al declino del primato statunitense[3]. Andiamo per punti.

Il contesto: l’era multipolare

In premessa, occorre ricordare che ci troviamo in una nuova era di competizione multipolare tra grandi potenze volta ad escludere concorrenti potenzialmente pericolosi dalla propria periferia e modellare le economie regionali a proprio favore. Sebbene questa transizione storica sia ancora agli inizi, i contorni generali di un mondo multipolare, almeno in parte definito dalla presenza di sfere di influenza, sono già evidenti. Queste sfere possono o meno essere limitate all’ “estero vicino” o al “cortile di casa” di un paese[4].

Questo spostamento geopolitico da un sistema unipolare a uno multipolare avrà conseguenze enormi. I BRICS e i paesi appartenenti al cosiddetto Sud Globale non considerano più i titoli del Tesoro USA come asset sicuri.  Sta diventando sempre più popolare non solo all’interno dei BRICS, ma anche in Africa, in particolare nei paesi dell’Alleanza del Sahel (Mali, Niger, Burkina Faso), l’idea di lanciare una moneta ancorata a un paniere di materie prime strategiche espresse in quantità fisiche. Fa parte della tendenza generale alla de-dollarizzazione delle relazioni monetarie internazionali e del desiderio di liberarsi dal dominio del dollaro e dall’influenza dell’Occidente dai trascorsi colonialisti.

Tuttavia, la sfida all’architettura monetaria internazionale va oltre: l’obiettivo è quello di rifiutare la moneta fiat e tornare a uno standard monetario con un valore reale, materiale, di consumo e di produzione[5].

Perché è importante la Groenlandia?

Man mano che le calotte polari continuano a sciogliersi diventa disponibile sempre più nuovo territorio, oggetto di rivendicazioni, per le perforazioni e le rotte commerciali e, di conseguenza, aumentano potenzialmente le risorse da acquisire. Sul bacino artico si affacciano le due masse continentali il cui duello sta plasmando destini della Terra: Eurasia e Nordamerica. Qui, infatti, convergono e si confrontano le proiezioni delle tre grandi potenze: Stati Uniti, Cina e Russia[6].

La Groenlandia, la più grande isola del mondo, rappresenta il 22% del territorio degli Stati Uniti, pari a una superficie che combina Italia, Francia, Spagna, Germania, Polonia e Regno Unito, ma conta solo 60.000 abitanti. Pur facendo parte del regno danese, ha una notevole autonomia.

Secondo un rapporto dell’US Geological Survey, il sottosuolo groenlandese contiene circa il 13% delle risorse mondiali di petrolio e il 30% di quelle di gas, oltre a oro, rubini, diamanti, zinco, ferro, rame, terre rare e una significativa quantità di uranio, per un valore stimato di circa 400 miliardi di dollari. Gli Stati Uniti vi hanno stabilito diverse basi militari non ufficiali, con la più nota a Pituffik, che funge da centro per la protezione spaziale (NORAD). Sebbene le risorse siano abbondanti, l’importanza strategica della Groenlandia risiede principalmente nella sua posizione geografica, che ne fa un elemento chiave per il controllo del Polo Nord e l’accesso alle rotte del sud-ovest.

In questa zona, la Cina ha progettato la Polar Silk Road, destinata a offrire una rotta alternativa per evitare i passaggi stretti del sud-est asiatico, come il Bab el-Mandeb, il Mar Rosso e il Canale di Suez, riducendo così i tempi di navigazione verso l’Europa.

Nel 1991, è stato istituito il Consiglio Artico, un forum per la cooperazione e il coordinamento tra gli Stati artici: Canada, Danimarca, Finlandia, Islanda, Norvegia, Russia, Svezia e Stati Uniti. Tuttavia, a marzo 2022, i paesi occidentali hanno sospeso la loro partecipazione a causa dell’invasione russa dell’Ucraina. Con l’ingresso di Svezia e Finlandia nella NATO, ora solo la Russia non fa parte di questa alleanza[7].

Tra i Paesi che guardano con grande interesse agli sviluppi politici in Groenlandia, un posto in primissima fila ce l’ha un importante paese dell’anglosfera come l’Australia: uno dei maggiori progetti minerari in attesa dell’ultimo via libera governativo è stato avviato dalla società Tanbreez Mining Greenland A/S, di proprietà di Rimbal Pty Ltd, European Lithium Limited e altre società e fondi australiani. L’anno scorso, funzionari statunitensi e danesi hanno fatto pressioni sullo sviluppatore del più grande giacimento di terre rare della Groenlandia affinché non vendesse il suo progetto a società legate alla Cina.

Questa mossa sottolinea due cose: il duraturo interesse economico che i funzionari statunitensi hanno nei confronti del territorio danese, ben prima che il presidente eletto degli Stati Uniti Donald Trump iniziasse a pronunciarsi nelle ultime settimane sulla sua acquisizione, e la necessità che l’anglosfera si muova compatta e allineata[8].

Le mire di Trump sulla Groenlandia sono state definite da vari commentatori come un ritorno a una “nuova Dottrina Monroe” volta a riaffermare la piena egemonia su quella che ritiene essere la sfera di influenza naturale degli Stati Uniti, le Americhe e l’Atlantico settentrionale.[9] Le riflessioni di Trump sulla fine del Trattato del Canale di Panama mostrano in particolare la preoccupazione della nuova amministrazione per l’invasione di potenze straniere nell’emisfero occidentale. Questa non è una preoccupazione nuova: è un filo conduttore costante nella storia americana, risalente alla Dottrina Monroe negli anni ’20 dell’Ottocento, quando i colonialisti europei erano la minaccia. La questione è sopravvissuta alle paure comuniste della Guerra Fredda. Gli usurpatori di oggi sono Cina, Russia e Iran[10].

Quindi, quali sono le poste in gioco?

Il ragionamento geopolitico è innegabile se si guarda una mappa del Nord Atlantico. Un’enorme riserva di energia inutilizzata, una riserva di minerali di terre rare necessari per alimentare la nuova rivoluzione industriale, un’intera nuova frontiera da colonizzare e una base navale inaffondabile per bilanciare i progetti delle grandi potenze rivali sulla rotta di navigazione artica.

La convinzione di Trump che gli Stati Uniti debbano governare in modo supremo nella propria sfera di influenza è anche un indizio importante di ritorno al realismo politico e all’idea hobbesiana delle relazioni internazionali come uno stato permanente di anarchia e guerra di tutti contro tutti, senza organismi a cui appellarsi. Le grandi potenze sono, dunque, libere di perseguire i propri scopi[11]. Gli Stati Uniti, in questa configurazione, potrebbero quindi aprirsi a nuove adesioni[12]. Non si tratta solo dell’occupazione e dell’assorbimento del Canada. Con una popolazione di 375 milioni di persone, unendo il secondo (Canada) e il terzo paese più grande (USA), si formerebbe una Nazione in grado di rivaleggiare con la Russia per estensione. Sommando i rispettivi Pil, si creerebbe una potenza economica superiore ai 32.000 miliardi di dollari, che ridurrebbe la distanza dalla Cina, rimandando di alcuni anni il sorpasso, inizialmente previsto per il 2030. Per quanto riguarda le risorse naturali, tra cui acqua dolce, legname, minerali, sabbie bituminose, oltre alla posizione geografica strategica, questo nuovo blocco sarebbe un soggetto di straordinaria forza e potenzialità.

Di recente, l’idea di un’anglosfera consolidata ha guadagnato terreno in certi circoli, soprattutto con l’istituzione di AUKUS, il patto navale tra Stati Uniti, Regno Unito e Australia. Il “Mondo Anglosassone” include, oltre agli Stati Uniti, anche la Gran Bretagna, il cui Capo di Stato (attualmente Re Carlo III) è anche sovrano del Canada e dell’Australia. È evidente che le azioni di Trump, supportato da Musk, stiano mirando a un significativo indebolimento politico ed economico della Gran Bretagna e del suo Commonwealth, a vantaggio degli Stati Uniti.

Quando Dan Hannan, arci-Brexiteer e pari della Camera dei Lord, ha twittato che “riuniamo le cinque grandi democrazie dell’anglosfera in un’unione diplomatica, militare ed economica, che include il libero scambio senza ostacoli, la libera circolazione dei lavoratori e un’alleanza militare istituzionalizzata”, Elon Musk ha risposto che sarebbe una buona idea.

I Five Eyes, come sono note le potenze anglofone nella loro capacità di alleanza di intelligence, possiedono circa il 20% del globo in termini di massa terrestre, circa il 35% del PIL globale e il 25% della ricchezza nazionale totale. Possiedono anche le migliori università e la ricerca tecnologica e sono almeno ancora un po’ vagamente legati da un ricordo della cultura anglo-protestante.

Sul piano militare, è ben noto il loro totale allineamento agli USA. Con la crescente subalternità di queste componenti del Mondo Anglosassone, il controllo del “fronte artico” passa direttamente sotto il dominio degli Stati Uniti, mentre l’Australia diventa strategica per il Pacifico.

Sebbene questo controllo abbia aspetti militari, la sua finalità principale è quindi economica. Infatti, la gestione delle ricchezze naturali di questi territori potrebbe avere un impatto positivo sulle enormi masse di dollari circolanti nel mondo, offrendo un “supporto materiale” e non solo un valore simbolico, risolvendo parzialmente il deficit statunitense.

Gli USA hanno bisogno di più frontiere per espandersi e stabilirsi, così come di più terraferma per l’estrazione di minerali di terre rare, l’energia e le basi militari. Ciò consentirà un ulteriore progresso tecnologico da parte dei giganti della tecnologia locale e, di conseguenza, un ulteriore predominio tecnologico globale; questo, a sua volta, consentirà sempre più posti di lavoro, case e famiglie. Questa crescita avrà anche bisogno di talenti compatibili e, invece di una nuova massa di H1-B, può riprendere il XIX secolo semplicemente attingendo talenti di alto livello dall’interno dell’Anglosfera e dell’Europa occidentale, che sono già culturalmente e linguisticamente compatibili e non avranno bisogno di ulteriori tentativi di integrazione.

Secondo tale logica solo dopo questo risanamento gli USA saranno pronti ad un confronto diretto e vincente (sul piano economico e/o militare) con la “controparte”[13].

Il futuro degli USA è il primato tecnologico

Possiamo dunque vedere l’obiettivo dei nuovi strateghi dell’entrante amministrazione statunitense: gran parte delle Americhe e del bacino orientale del Pacifico come uniti in un unico “Technate of America” e guidati da un’élite tecnocapitalista e conservatrice, a cui gli alleati si devono allineare. In tal senso, vanno lette le incursioni di Elon Musk nelle dinamiche politiche di UK, Germania e altri Paesi.

Non è una novità. La mappa che riportiamo e che ci racconta esattamente la visione trumpiana è del 1930, ispirata dal movimento Technocracy. Il movimento Technocracy era ideologicamente piuttosto eterogeneo e frastagliato, ma la visione del suo principale animatore, Howard Scott, fu alimentata dalla Grande Depressione e dalla crisi del capitalismo e dall’isolazionismo post-Prima guerra mondiale.

Il programma della Technocracy Inc. aveva elementi economici, politici e geopolitici. Richiedeva un “Technate” costituito da un’unione delle nazioni del Nord America, dell’America Centrale, dei Caraibi e del Pacifico nord-orientale, insieme alla fascia settentrionale del Sud America. La logica era che le risorse naturali e i confini naturali di quest’area la rendono un’unità geografica indipendente e autosufficiente.

Il movimento tecnocratico fu presente anche in Russia: anche questo si basava sugli stessi presupposti del movimento americano. Alexander Bogdanov ebbe tuttavia la propria concezione di tecnocrazia, e il suo concetto di Tektologia ha alcune similitudini con le idee tecnocratiche. Non solo, Bogdanov è stato uno dei maggiori rappresentanti del cosmismo russo, filone culturale a cui si ispirano dichiaratamente Elon Musk e Peter Thiel[14].

Nell’autunno del 2023, Marc Andreessen, VC di successo (fondatore di a16z) strettamente legato alla Silicon Valley e “cacciatore di talenti”, nonché collaboratore attivo con Elon Musk e Vivek Ramaswamy nell’istituendo Dipartimento per l’Efficienza Governativa (DOGE), ha pubblicato il cosiddetto “manifesto del tecno-ottimismo” destinato con ogni probabilità a influenzare le politiche degli Stati Uniti[15]. L’ideologia di questo gruppo è riassumibile nella convinzione che la tecnologia e i tecnologi stiano costruendo il mondo nuovo e che la combinazione di tecnologia e mercati, il tecnocapitalismo, sia il motore della creazione materiale e della crescita:

“Crediamo che l’America e i suoi alleati debbano essere forti e non deboli. Crediamo che la forza nazionale delle democrazie liberali derivi dalla forza economica (potere finanziario), dalla forza culturale (soft power) e dalla forza militare (hard power). La forza economica, culturale e militare deriva dalla forza tecnologica.” [16].

Il romanzo con cui concludiamo è Il senso di Smilla per la neve, una sorta di un “thriller anticolonialista”. Pubblicato nel 1992, il romanzo è stato nominato Libro dell’anno 1993 sia da “Time” che da “Entertainment Weekly”.

Tante sono anche le chiavi di lettura di questo libro che ha venduto milioni di copie ed è stato tradotto in decine di lingue. Qui convivono il thriller, la denuncia sociale, il sentimento e addirittura la fantascienza. La protagonista femminile è particolarmente riuscita: Smilla è una glaciologa, cioè una geologa specializzata in ghiaccio, figlia di un medico di chiara fama e di una cacciatrice eschimese, e vive sulla pelle il razzismo dei danesi nei confronti delle persone originarie della Groenlandia.  Infatti, uno dei temi centrali del libro di Høeg è proprio quello dello scontro sociale dell’emarginazione degli Inuit da parte della cultura danese.

Approfondimento a cura di Gilberto Moretti

Lugano 19 gennaio 2025


[1] Cfr. Aa.Vv., Denmark says it has neglected Greenland defence for years, in Reuters, 09.01.2025.

[2] Cfr. Aresu, A., La PayPal Mafia diventa Deep State, in Limes, n. 12/2024.

[3] Cfr. Fagan, P. La guerra artica, in pierluigifagan.com, 29.12.2024.

[4] Cfr. Latham, A., Spheres of influence in a multipolar world, in Defense Priorities, 26.09.2022.

[5] Cfr. Nenovsky, N., Bondi, G., A proposal for a common currency based on resources of the Alliance of Sahel States. Theoretical and practical issues, in BRICS Journal of economics, 21.10.2024.

[6] Cfr. Petroni, F., Centralità e fragilità strategica dell’Artico, in Limes, n. 1, 2019.

[7] Cfr. Moretti, G., Ice Hunt, Side Views, in brightside-capital.com, 22.05.2022.

[8] Cfr. Aa.Vv., US lobbied Greenland rare earths developer Tanbreez not to sell to China, in Reuters, 09.01.2025.

[9] Cfr. Fazi, T., Trump’s return to the Monroe Doctrine, in UnHerd, 09.01.2025.

[10] Cfr. Gray, A.B., Trump will end U.S. passivity in the Western Hemisphere, in Foreign Policy, 13.01.2025.

[11] Cfr. Bull, H., La società anarchica. L’ordine nella politica mondiale, ed. Vita e Pensiero, 2005.

[12]Cfr. Fagan, P., 2025. La storia accelera, in ariannaeditrice.it, 08.01.2025.

[13] Cfr. Maitra, S., A New Monroe Doctrine, or a Federalized ‘Five Eyes’?, in American Conservative, 13.01.2025.

[14] Cfr. De Ruvo, G., Nella testa di Elon Musk, in Limes n. 12/2024.

[15] Cfr. Gabellini, G., Musk, Vance & co. vogliono farsi “Stato profondo”,in ilcontesto.net, 13.01.2025.

[16] Cfr. Andreessen. M., The Techno-Optimist Manifesto, in a16z.com.

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