So here it is, another chance
Wide awake you face the day
Your dream is over… or has it just begun?
Silent Lucidity, Queensryche
Può una crisi di debito risolversi aumentando ulteriormente i debiti? Siamo davvero convinti che la stampa di moneta crei benessere nel lungo termine e risolva qualsiasi disequilibrio?
Sappiamo bene che l’economia “per sè“ non è mai in equilibrio: il concetto accademico di ciclo economico trova la sua ragione d’essere nel susseguirsi di fasi diverse, alcune espansive, altre di contrazione, che continuamente si alternano. Ad un ritmo stabile nella sua ripetitività. Per gli americani sono i “boom and bust cycles”.
Poi entra in gioco l’essere umano e la dimensione politica: chi esercita il potere sa bene che la maniera migliore per farsi rieleggere è prolungare le fasi di benessere, dunque di espansione economica. Ma come si fa a convincere l’elettorato in fasi economiche decrescenti? Stampando moneta! Una strategia seguita in modo ripetitivo da tutte le civiltà che nei secoli si sono succedute, ne riparleremo la prossima settimana con un esempio puntuale.
Quando si inizia a stampare moneta, tutto sembra funzionare come sempre, i dollari restano dollari, le sterline restano sterline, gli euro, per ora restano euro. L’interpretazione generale della crescita dei prezzi è l’inflazione: solo che in questi casi non sono i prezzi a salire, ma è il valore della carta moneta a scendere a causa della continua emissione della stessa.
Tutto è iniziato nel 1971, cinquant’anni fà, in un giorno di Ferragosto particolarmente torrido: https://www.youtube.com/watch?v=4-cB1Z9qceI
Il Presidente Nixon, l’unico nella storia a dimettersi dalla carica, sempre durante un altro agosto particolarmente caldo, quello del 1974, travolto dallo scandalo Watergate, cancella la convertibilità dei dollari americani in oro, dando inizio alla libera stampa di moneta da parte della Federal Reserve, che senza più il vincolo dell’oro, getta le basi per il passaggio del sistema economico dalla fase pienamente capitalistica verso quella attuale, pienamente creditista, dove ricordiamolo soldi presi a prestito e consumi hanno sostituito risparmi ed investimenti. Nel 1971 il debito degli Stati Uniti era di 600bn, oggi siamo attorno a 26 trillions, in cinquant’anni il valore del debito si è moltiplicato per 65. Numeri fantastici ma purtroppo non stiamo parlando di IRR…
Il grafico che segue impietosamente ricorda che dal 1981:
- Debito USA: 31x
- Tax revenues: 6x
- US GDP: 7x
Nessuna “fiat currency” ha resistito al tempo e ai cicli economici: molte sono state vincolate alla disponibilità di oro o di argento per evitare che i governi/regnanti di turno spendessero ciò che non avevano. Nixon dal canto suo, avendo la necessità di finanziare la spesa per la guerra del Vietnam, era dunque davanti al dilemma amletico di spendere solamente ciò che poteva o di mettere in moto le rotative e trovare la soluzione a tutti i suoi problemi. Semplicemente. Come sottolineavamo nell’incipit, sono i cicli economici e le necessità di consenso politico a fare il loro corso e anche in questo caso la storia ha fatto il suo.
Quello che è interessante rimarcare è come le fiat currencies, tutte, abbiano perso di valore in modo incredibile a partire dal 1971, se valutate in termini reali; dove per termini reali, significa misurarne il valore contro oro, che nei secoli è sempre stato l’alter ego della “fiat currency” di turno. Le cifre che seguono ne forniscono evidenza:
Proprio due giorni fa’, anche Goldman sembra aver iniziato a ricordarsene:
Naturalmente non si possono avere cinquant’anni di continuo deficit e debito che cresce a 65x senza un controllo assoluto delle variabili di mercato rilevanti: il grafico qui sotto parla da sé, specialmente per noi italiani che siamo stati educati, ormai da molti anni, alla nozione che un paese che fa crescere il proprio stock di debito, debba veder crescere in modo proporzionale anche il proprio spread, cioè il premio per il rischio:
Gli estremisti del gold standard hanno una spiegazione molto cruda e naturalmente radicale, che va comunque menzionata: chi pensa che ormai la carta moneta non abbia più alcun valore, sostiene che una cosa che non vale nulla, EVIDENTEMENTE, non possa che costare nulla quando la si prende a prestito… da qui la ragione dei tassi a zero.
Ad ognuno la propria visione delle cose: la nostra è che lo studio della storia resta un tassello assolutamente necessario e una conditio sine qua non per progredire nella costruzione della propria visione sui mercati.
Quanto ai fatti, evidenziamo un grafico sulle asset class più performanti del 21esimo secolo:
Quando l’oro parla, l’eloquenza è senza forza
Erasmo da Rotterdam