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| | Macro views

Where I end and you begin

There’s a gap in between

There’s a gap where we meet

Where I end and you begin

And I’m sorry for us

The dinosaurs roam the earth

The sky turns green

Where I end and you begin

Where I end and you begin

  Hail to the thief

Radiohead, 2003

Non c’è investitore, piccolo o grande che sia, che oggi non sappia cos’è un ETF.

Gli ETF (acronimo di Exchange Traded Funds) sono fondi a basse commissioni di gestione negoziati in Borsa come le normali azioni. Si caratterizzano per il fatto di avere come unico obiettivo quello di replicare fedelmente l’andamento e quindi il rendimento di indici azionari, obbligazionari o di materie prime. Hanno trovato grande diffusione tra gli investitori per le seguenti ragioni:

  • Semplicità: gli ETF sono strumenti passivi il cui obiettivo di investimento è esclusivamente quello di replicare la performance dell’indice benchmark a cui fanno riferimento
  • Trasparenza: gli ETF, replicando un indice di mercato, consentono agli investitori di essere perfettamente consapevoli del profilo rischio/rendimento del proprio investimento nonché del portafoglio titoli a cui sono esposti
  • Flessibilità: gli ETF non hanno scadenza e contemporaneamente sono quotati in Borsa in tempo reale; l’investitore può quindi modulare in funzione dei propri obiettivi l’orizzonte temporale dell’investimento, che può andare dal brevissimo termine (trading intraday) al medio/lungo termine, come per gli investimenti effettuati a fini previdenziali
  • Economicità: la politica di gestione passiva propria di questi strumenti e la quotazione in Borsa consentono agli ETF di abbattere i costi tipici della gestione attiva (team di analisti) e quelli legati alla distribuzione

Il progressivo processo di concentrazione del mondo bancario, ha ulteriormente agevolato la diffusione di questi prodotti, dato che gli istituti di credito, obbligati dai meccanismi di compliance ad avere portafogli clienti tutti uguali, hanno virato in modo importante verso gli ETF, cercando in quel modo di ridurre il rischio di essere attaccabili da parte dei clienti per il fatto di avere in house gestori di fondi che non riescono mai a battere il benchmark.

Gli ETF sono definiti strumenti di investimento passivi, perché non eseguono nessun genere di analisi sui titoli dell’indice ma replicano meccanicamente con gli stessi pesi, i benchmark dei diversi mercati a cui si riferiscono.

Un fondo attivo è invece un veicolo di investimento dove il manager cerca di acquistare titoli che, secondo i modelli valutativi proprietari, siano a sconto rispetto al mercato e di vendere titoli che siano invece sopravvalutati.

Tenendo in mente questi elementi, sottopongo alcuni grafici da analizzare:

Risulta evidente come le società con i migliori fondamentali e i migliori ratios, abbiano avuto le peggiori performance. Nessuno dunque considera più il valore delle azioni, l’unica cosa che conta è la capitalizzazione di mercato.

I cosiddetti “value investors”, quelli alla Warren Buffett per capirci, non sono più una forza di mercato rilevante, il mercato li ha totalmente marginalizzati; a controllare la scena sono solamente gli investimenti in fondi passivi. 

Un’evidenza grafica vale più di qualsiasi spiegazione teorica:

L’elemento meno ovvio, sono le conseguenze di una simile tendenza.

Prendiamo ad esempio le valutazioni di Apple dal 2010 ad oggi (price/earning).

IL P/E ha oscillato nel range 10-20 per quasi dieci anni, per poi decollare nello spazio a partire dal 2019 verso i livelli attuali. Non si pensi che questo movimento dipenda dai risultati di Apple che gli ultimi anni non hanno avuto una crescita tale da giustificare questo movimento.

Appare dunque evidente come la marginalizzazione degli investitori attivi aumenti la volatilità e dunque il rischio. Senza investitori attivi il mercato è meno efficiente e viene a mancare un agente molto importante ai fini della stabilizzazione dello stesso nelle fasi di euforia o panico.

Mentre la stampa mainstream magnifica le doti del mondo degli ETF in grado di portare trasparenza, semplicità, risparmio, quasi nessuno ne evidenzia i rischi; gli ETF infatti:

  • incentivano lo scollamento dei prezzi dai fondamentali
  • esasperano i trend in atto, a prescindere che siano guidati da greed and fear, incrementando la volatilità
  • concentrano la shareholder structure delle società quotate in mano a pochi grandissimi player, i Vanguard di questo mondo

Rendono il mercato in sintesi meno efficiente nell’allocazione delle risorse con evidente beneficio (ancora una volta) per i pochi e per le grandissime company. Non è un’affermazione così assurda sostenere che il record storico di volatilità di Marzo, più che un anomalo momento di grande incertezza, potrebbe essere solo il trailer di un film a puntate che continuerà a tenerci inchiodati agli schermi nei prossimi mesi e anni.

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