E studiavamo chiusi in una stanza
La luce fioca di candele e lampade a petrolio
E quando si trattava di parlare aspettavamo
sempre con piacere
E il mio maestro mi insegnò com’è difficile trovare
L’alba dentro l’imbrunire.
Prospettiva Nevski
“Patriots” album
Franco Battiato, 1980
You can default on debt or you can default on the currency
(Diego Parrilla)
Le vacanze di Carnevale ormai alle porte segnano l’anniversario dell’inizio della Covid Crisis: la calma apparente prima della tempesta, i primi casi a Lodi e Piacenza, tre settimane di paura elettrica sui mercati, poi lo scampato pericolo e l’avvincente dibattito sulla forma della ripresa: V, U, L e chi più ne ha più ne metta.
I grandi decision maker pubblici, governi e banche centrali, con inusitato vigore hanno arrestato sul nascere una crisi di liquidità che aveva tutte le caratteristiche per poter tramutarsi in una crisi di solvibilità: nessuna “nuova Lehman Brothers” è rimasta incastrata nella trappola della liquidità di marzo; nessuna grande corporation ha portato i libri in tribunale sotto il peso di debiti sempre più onerosi e di flussi di cassa sempre più inariditi dal mondo che si è fermato a guardare la pandemia. La disoccupazione sta lentamente rientrando, Trump non c’è più e i nostri figli si stanno inesorabilmente facendo addomesticare dalla didattica a distanza che aiuta finalmente a bannare qualsiasi dannato riflusso di congiuntivo, da sostituire con dei meravigliosi e colorati emojii… Non possiamo che rallegrarci della direzione presa.
I mercati finanziari hanno naturalmente ripreso una euforica hype, la stampa specializzata e gli esperti del settore sono tornati a mettere al centro delle loro oculate riflessioni l’esuberanza irrazionale dei piccoli risparmiatori che chiusi in casa hanno scoperto che le opzioni call sono più adrenaliniche delle scommesse sportive; sono stati scomodati tutti i fenotipi da bolla a cui siamo abituati da decadi: i fiorai olandesi, maghi e illusionisti. Ci piace provare a dare una prospettiva diversa a questo momento dei mercati che possiamo riassumere in questa domanda: e se non fossero i corsi degli attivi che salgono ma semplicemente il valore della moneta che scende per cui siamo obbligati a maggiori esborsi “in valuta fiat” per acquistare la stessa quantità di beni? Se non fosse dunque solamente un problema di psicologia degli investitori partita per la tangente dell’avidità ma ci fosse anche una componente “hard” legata al fatto che il nostro cash vale di meno?
Gli anglosassoni lo chiamano debasement: prendiamo alcuni passaggi da Investopedia, senza addentrarci in analisi particolarmente approfondite:
Infine una nota sulle motivazioni del debasement, sempre dalla stessa fonte:
Alcune evidenze grafiche:
GRAFICO DI LUNGO TERMINE DELL’AZIONE APPLE: hanno forse creato un nuovo e rivoluzionario Iphone e non ce ne siamo accorti?
IL BUFFET INDICATOR: c’è qualche nuova rivoluzione in corso di cui non siamo stati resi sufficientemente edotti?
IL MONDO DELLE COMODITIES, DATI RIFERITI AGLI ULTIMI TRE MESI:
EVIDENZE ANEDDOTICHE DAL MONDO DELLA RICERCA INDIPENDENTE:
Suddenly people are talking about inflation again. Not many of us are regular buyers of patio heaters and trampolines, so may not have realised that the prices of these lockdown enhancers are in many cases up over 50% in a year. But a recent study of the prices of 750 ‘essential’ items sold on Amazon, showed that by December last year the prices of 409 were up by over 20% from pre-pandemic levels, while 136 had more than doubled. Our view is that rising prices in some of these traditional industries are signalling that the recovery, when it comes, will look very different and be much more inflationary than anything we have seen for 30 years.
BITCOIN AND DEUTSCHE MARK:
History does not repat itself, but it rhymes
Ci sono sufficienti evidenze per pensare che non sia SOLO la follia emozionale dell’avidità a spingere le quotazione borsistiche sui livelli attuali ma che il mercato stia prezzando il fatto che una crisi da eccesso di indebitamento come quella che stiamo vivendo ( https://brightside-capital.com/2020/05/05/rimetti-a-noi-i-nostri-debiti-come-noi-li-rimettiamo-ai-nostri-debitori/ ), essendo strutturalmente insostenibile, obblighi a definire una exit strategy. E purtroppo ce ne sono solamente due, come ci ricorda Diego Parrilla:
- Default sul debito: ridurre la mole di debito tramite fallimenti e ristrutturazioni. Ma nessuno politico vorrà essere ricordato sui libri di storia come colui che avrà gettato il mondo in una crisi che potrebbe riportare l’umanità al Medioevo
- Default sulla moneta: stampare denaro a sufficienza per ridurre il valore reale del debito, incrementando man mano l’inflazione; il dolore sarà lo stesso ma più graduale e silenzioso e quindi moralmente più accettabile per il sistema di burocrati e tecnocrati che ci governa che punta come ovvio, alla massimizzazione della propria reputazione più che alla risoluzione dei problemi e alla creazione di un mondo migliore
Le implicazioni di Asset Allocation per i patrimoni sono davvero rilevanti dato che chi esce con le ossa rotte da uno scenario di questo genere è l’asset principale in cui sono investiti i patrimoni finanziari delle famiglie, cioè le obbligazioni. Obbligazioni che oggi:
- Hanno cedole risibili
- Rendimenti prossimi allo zero o negativi
- Non producono capital gain nelle crisi per compensare i portafogli della discesa delle quotazioni azionarie dato che per vederle crescere dovremmo avere tassi fortemente negativi
- Sono cariche di rischio credito inespresso (gli spread delle obbligazioni ad alto rischio, high yield, sono ai minimi storici)
- Essendo asset nominali, subiscono al 100% gli aumenti di inflazione, erodendo in modo lineare il “potere d’acquisto” del denaro ivi investito
Se la finanza per le famiglie era complicata già quando c’erano i giardinetti di obbligazioni di buona qualità in cui investire il 70% dei propri risparmi, oggi non resta che mettersi le mani nei capelli: purtroppo non c’è alternativa a lunghe ore di studio, analisi e ragionamento per costruire la propria asset allocation del futuro; qualità del pensiero molto alta ma come scrivevo poc’anzi, duro lavoro di analisi sono gli elementi imprescindibili. Un duro lavoro che pochi associano agli investimenti finanziari dove “the name of the game” proverbiale resta sempre il solito: “speculazione/mordi e fuggi/puntata da casinò/guadagno facile”. Buona fortuna i prossimi anni a chi non inizierà a modificare la propria prospettiva.