(foto: Avengers: Age of Ultron, film, 2012)
«Sospetto che la democrazia non sia praticabile in una società tecnologicamente avanzata. Le persone libere esercitano troppa capacità di distruggere.» (Daniel Suarez, Daemon)
Con lo scritto di oggi proseguiamo l’analisi iniziata con la Side Views Endgame sulla crisi dell’ordine mondiale, prendendo spunto dalle notizie sulle quali analisti e commentatori, spesso con accenti allarmistici, hanno speculato maggiormente nelle ultime settimane per cercare di fare un po’ di luce su quello che appare come un più complesso e ampio quadro generale.
Partiamo dallo scioccante “ammutinamento” di cui si è reso protagonista l’oligarca capo della PMC Wagner, l’ormai ex chef di Putin, Evgenij Viktorovič Prigožin, tra il 23 e il 24 giugno. Mentre scriviamo, sono ancora molte le ombre che impediscono di dare una lettura corretta degli avvenimenti e quindi ci asteniamo dal sottoporvi quella o quelle che appaiono più plausibili, spesso frutto della propaganda da ambo i lati.
Tuttavia, questo episodio ci dà lo spunto iniziale per evidenziare le linee di tendenza che contraddistingueranno sempre di più questo mondo in transizione e di cui la “marcia per la giustizia” della Wagner è solo una delle tante evidenze.
Ciò che è avvenuto, infatti, conferma quanto sostiene in un recente rapporto della Rand Corporation l’analista Timothy R. Heath, ovvero che nel futuro prossimo il confronto tra potenze somiglierà poco alle lotte titaniche degli ultimi due secoli e sembra piuttosto destinato a svolgersi in condizioni riconducibili ad un nuovo medioevo, riprendendo l’intuizione di Hedley Bull che coniò la definizione di new-medievalism già nel 1977, in un libro diventato ormai un classico[1].
In sintesi:
- lo stato-nazione centralizzato è in forte declino, con tensioni interne e gravi crisi politiche in molti paesi.
- Dal punto di vista economico, la crescita è rallentata e si è squilibrata, portando al ritorno di disuguaglianze radicate e all’espansione di economie illecite.
- Le minacce non statali, tra cui pandemie, banditismo e disastri ecologici e naturali, potrebbero superare le forze armate rivali in quanto a preoccupazioni per la sicurezza.
- Riemergono aspetti preindustriali della guerra, tra cui la prevalenza della guerra d’assedio, conflitti irregolari e prolungati, la privatizzazione della guerra con l’uso sempre più frequente ed istituzionalizzato di mercenari e l’importanza del conflitto intra-statale.
Quest’ultimo punto è molto importante: la sempre maggiore debolezza dello stato e la frammentazione della società diventano centrali in tutto il lavoro di difesa. Affrontare le minacce nazionali e transnazionali nonché gli attacchi che minacciano la legittimità politica è, e ancor più sarà in futuro, una priorità pari o superiore alla deterrenza da un attacco militare convenzionale[2].
Se questo è lo scenario, gli strateghi statunitensi, per nulla sprovveduti, sembrano aver individuato una nuova strategia su cui ricostruire un Washington consensus incentrata sul primato nelle innovazioni deep-tech e su una nuova Guerra Fredda 2.0 che ritrae un mondo in cui la globalizzazione è finita ed emergono blocchi economici separati[3].
In questo contesto, per gli USA la posta in gioco è doppia: la loro posizione di leadership economica e militare nonché la tenuta dell’ordine all’interno del campo occidentale.
Leadership e ordine internazionale
La spinta dell’amministrazione Biden per estendere il potere militare americano contro la Russia e, dietro di essa, la Cina, è stata alimentata dall’idea che ciò avrebbe consolidato il controllo degli Stati Uniti sull’economia mondiale, logorando la Russia in combattimento così da provocarne l’esaurimento delle capacità difensive, distruggendo la sua economia e la sua capacità di fornire supporto militare alla Cina e ad altri paesi che avessero l’obiettivo di cercare un’alternativa all’egemonia statunitense. Lo scopo di questa manovra all’interno della NATO era, da un lato, di precludere all’Europa di trarre profitto da relazioni commerciali e di investimento più strette con la Russia scambiando i suoi prodotti industriali con materie prime russe, dall’altro, che l’esaurimento delle armi della NATO avrebbe creato un vasto mercato sostitutivo per arricchire il complesso militare-industriale americano. Agli alleati della NATO è stato chiesto, infatti, di aumentare le spese militari al 3% o addirittura al 4% del PIL. Tuttavia, la debole performance delle armi statunitensi e tedesche sul campo di battaglia ucraino potrebbe aver infranto questo sogno, mentre le economie europee stanno sprofondando nella recessione.
Per reazione a questa situazione, gli Stati Uniti potrebbero finire per perdere la loro leadership non solo in tutto il Sud del mondo ma anche in Europa.[4]
Ad affermarlo è stato lo stesso Consigliere per la Sicurezza Nazionale degli Stati Uniti Jake Sullivan, in un importante discorso sul rinnovamento della leadership economica americana tenuto il 27 aprile scorso.[5] Sullivan ha ribadito come gli ultimi decenni abbiano rivelato le crepe del sistema: il cambiamento dell’economia globale ha impoverito la classe media americana, la pandemia ha messo in luce la fragilità delle catene di approvvigionamento e, assieme all’invasione dell’Ucraina, ha sottolineato i rischi di un’eccessiva interdipendenza.
Per uscire dall’impasse, Sullivan indica un cambio di prospettiva in cui il mercato non è più il totem cui sacrificare tutto il resto, ma una variabile da regolare sulla base della sicurezza nazionale. Egli attribuisce, dunque, allo Stato e agli investimenti pubblici diretti in economia il compito di orientare ed incentivare il settore privato e di innescare un processo virtuoso di reindustrializzazione e innovazione nel quadro della competizione geopolitica e di sicurezza. A fronte di una Cina che in questi anni ha continuato a sovvenzionare in modo massiccio sia i settori industriali tradizionali sia le industrie del futuro, come l’energia pulita e le infrastrutture digitali e le biotecnologie avanzate, l’America, invece, non solo ha perso l’industria manifatturiera ma ha eroso la propria competitività nelle cosiddette tecnologie di rottura. L’integrazione economica non ha impedito alla Cina di espandere le sue ambizioni militari nelle regioni, né alla Russia di invadere i suoi vicini.
La strategia dell’attuale amministrazione americana è dunque quella che identifica settori specifici fondamentali per la crescita economica, strategici dal punto di vista della sicurezza nazionale e in cui l’industria privata da sola non è in grado di fare gli investimenti necessari, per esempio gli investimenti su larga scala nella produzione di semiconduttori e di energia pulita.
Dopo la firma del Chips and Science Act da parte del presidente Biden, gli Stati Uniti stanno cercando di separarsi ulteriormente dalla Cina introducendo il China Competition Bill 2.0 per limitare il flusso di tecnologia avanzata verso la Cina. Il Chips and Science Act ha autorizzato un aumento di circa 170 miliardi di dollari per la ricerca scientifica statunitense nei prossimi cinque anni e circa 40 miliardi di dollari in sussidi per incrementare la produzione e la ricerca di semiconduttori. La nuova proposta amplierà il Chips and Science Act dello scorso anno inasprendo le regole che impediscono ai capitali statunitensi di andare alle società cinesi[6].
È l’Intelligenza Artificiale (AI), soprattutto, ad essere considerata il deus ex machina in grado di restituire agli Stati Uniti la loro grandezza all’estero e in patria, stimolando al contempo il settore delle nuove industrie tecnologiche. L’idea principale sembra ricalcare quella avuta ai tempi della fine della Seconda Guerra mondiale, quando gli americani cominciano a pensare a nuove tecnologie più complesse ed al destino del mondo con loro a capo nel quadro di una politica nota come keynesismo militare[7].
Questa consisteva nell’impiego della spesa militare come leva per stimolare l’incremento della produzione manifatturiera e dei consumi, grazie all’effetto moltiplicatore prodotto dai correlati aumenti salariali e occupazionali. Inoltre, per convincere l’opinione pubblica a sostenere con le proprie tasse il più grande programma di riarmo che il mondo avesse mai conosciuto in tempo di pace occorreva una rinnovata sensazione di crisi per richiedere ai cittadini un alto grado di sacrificio e disciplina. Di qui la decisione di esasperare la campagna di demonizzazione dell’Unione Sovietica[8].
NCS-68
All’indomani del secondo conflitto mondiale, viene redatto il National Security Council Paper NSC-68, Obiettivi e programmi degli Stati Uniti per la sicurezza nazionale, spesso indicato semplicemente come NSC-68: un rapporto top-secret completato dal personale di pianificazione delle politiche del Dipartimento di Stato degli Stati Uniti il 7 aprile 1950. Il memorandum di 58 pagine è tra i documenti più influenti composti dal governo degli Stati Uniti durante la Guerra Fredda e non è stato declassificato fino al 1975. Il documento impostava le strategie in materia di politica estera per un lungo periodo in termini di contenimento nei confronti dell’Unione Sovietica. NSC-68 poneva la sicurezza nazionale in testa alle priorità e prefigurava uno scontro ideologico totale tra le due potenze.
Con una evidente riedizione di tale politica, centrale in questa nuova Guerra Fredda 2.0 è l’America’s Frontier Fund (AFF), una struttura no profit che si propone di aiutare Washington a vincere la competizione tecnologica mondiale del XXI secolo[9].
L’AFF è nata nel 2021, secondo il suo sito web, “per costruire le società, le piattaforme e le capacità che genereranno rendimenti irripetibili per gli investitori, garantendo al contempo la competitività economica a lungo termine per gli Stati Uniti e i suoi alleati”. L’AFF attualmente guida il Quad Investor Network, un’alleanza di investitori del cosiddetto Quad, il blocco geopolitico volto a contrastare l’egemonia cinese nell’Indo-Pacifico e costituito da Stati Uniti, Australia, India e Giappone. L’AFF è stata fondata con il supporto dell’ex CEO di Google Eric Schmidt e dell’investitore Peter Thiel, entrambi con una posizione molto ostile nei confronti della Cina. Schmidt è particolarmente dedito all’allarmismo cinese, avendo trascorso gran parte della sua carriera post-Google fino ad ora ad alimentare le tensioni anticinesi, prima alla National Security Commission on Artificial Intelligence, che ha presieduto, e oggi attraverso il suo nuovo think tank, lo Special Competitive Studies Project, che dipinge regolarmente la Cina come una minaccia diretta per gli Stati Uniti sebbene non vi siano prove di un suo imminente sorpasso sul fronte delle tecnologie di rottura[10]. Tuttavia, non è facile cancellare tre decenni di neoliberismo per tornare all’epoca della guerra fredda, in cui una manciata di imprese militari beneficiavano di finanziamenti quasi illimitati.
Indubbiamente, i legami tra Pentagono e Silicon Valley si sono rafforzati e le aziende tecnologiche contribuiscono in modo determinante al bilancio delle forniture dell’esercito ma è difficile immaginare in che misura l’intervento pubblico possa ricadere in stile keynesiano sui cittadini comuni: si pensi, ad esempio, che la costruzione di data center è incredibilmente costosa e si traduce in un innalzamento dei prezzi del settore immobiliare o, ancora, che i costi ambientali di tutte queste tecnologie sono tutt’altro che trascurabili[11].
In altri termini, l’effetto moltiplicatore di questa pioggia di dollari potrebbe rivelarsi una mera illusione. Potrebbe invece segnare l’avvento del neoliberismo militare, uno strano regime in cui il costante aumento della spesa pubblica per l’AI e il cloud computing aumenterà disuguaglianze e arricchirà gli azionisti dei colossi tecnologici.
La principale fonte di vantaggio strategico nei prossimi dieci anni risiederà nella capacità delle organizzazioni militari di integrare completamente le innovazioni nell’intelligenza artificiale, nel potere informatico e nella scienza dei dati, nelle scienze cognitive e nella robotica a tutti i livelli delle operazioni militari[12].
Sul piano della sicurezza, l’esperienza della Silicon Valley è indispensabile all’establishment militare per realizzare la sua visione di un sistema che integri l’insieme dei dati trasmessi dai sensori delle varie forze armate. Analizzate con l’aiuto dell’AI, queste informazioni permetterebbero poi di sviluppare una risposta coordinata efficace. Alla fine del 2022, il Pentagono ha assegnato ai quattro giganti del settore tech (Microsoft, Google, Oracle e Amazon) un lucroso contratto da 9 miliardi di dollari per sviluppare l’infrastruttura di questo audace progetto.
Sul punto dei cambiamenti in ambito militare dovuti alle innovazioni tecnologiche, sul fronte ucraino sta avvenendo qualcosa di particolarmente significativo che gli strateghi americani non mancano di rilevare e di cui è opportuno dar conto.
Il Modern War Institute di West Point, una sorta di think tank che fa parte del Department of Military Instruction, ha pubblicato un’interessante analisi delle innovazioni sul campo di battaglia della Russia nell’SMO (Special Military Operation). La Russia, che ricordiamo ha recentemente siglato un’alleanza militare con Pechino, sembra stia adattando e rivoluzionando la guerra moderna, rivelandosi in anticipo sui propri avversari in termini di avanzamento strategico-concettuale. Se il rapporto risulta fondato, è lecito pensare che, quando questa modernizzazione si salderà con gli sviluppi legati all’AI, vedremo un esercito, quello russo, come nessun altro, dotato di base dottrinale istituzionalizzata, tecnologia, equipaggiamento ed esperienza per operare efficacemente nei moderni campi di battaglia[13].
Grazie alla diffusione e all’amplificazione dei risultati cui giungono tali rapporti, l’opinione pubblica deve essere convinta della necessità di aumentare i finanziamenti alla difesa dedicati all’AI perché perdere la corsa per la supremazia in questo campo tecnologico segnerebbe una sconfitta militare degli USA. Il discorso allarmistico di questi centri studi ha portato a una conclusione: il mondo ha bisogno di un controllo degli armamenti applicato all’AI.
Su questo tema, tuttavia, gli interessi del governo e gli interessi del settore privato spesso non sono allineati: le aziende tecnologiche vogliono per lo più mantenere il proprio accesso al mercato civile cinese e si oppongono quindi fermamente a una guerra fredda totale, i subappaltatori militari non hanno vincoli di questo tipo.
È, pertanto, improbabile che le decisioni vengano risolte in modo netto[14].
L’ordine interno
Il keynesismo militare non basta da solo a tenere in piedi l’ordine sociale ed economico del blocco occidentale, sempre più in crisi anche al suo interno.
Se è vero che il capitalismo sta cambiando quello che potrebbe profilarsi all’orizzonte non è tanto la fine del neoliberismo soppiantato da una sorta di marxiano “controllo dei mezzi di produzione da parte dello Stato”, quanto piuttosto da un sistema potenzialmente in grado di controllare “i mezzi dell’intenzione”, secondo una ficcante espressione di Pierluigi Fagan[15].
COSA DICE IL RAPPORTO MWI
La nuova dottrina della Russia, basata sulle riflessioni teoriche sulla battaglia non lineare iniziate verso la fine della Guerra Fredda e culminate poi nella dottrina Gerasimov, sostituisce il combattimento di fanteria su un’ampia linea di fronte con forze di manovra più piccole che operano in luoghi chiave, affidando il combattimento lungo il resto della linea a strumenti di guerra senza contatto come attacchi di artiglieria, guerra EW, psyop, ecc., limitando così il tempo di esposizione e di vulnerabilità a lunghi attacchi a distanza e a colpi operativi in profondità.
Il conflitto in Ucraina è tecnologicamente tra pari, a causa dell’armamento dell’Ucraina dotato dei sistemi avanzati occidentali. Di conseguenza, questa è la prima guerra nella storia in cui entrambe le parti sono in grado di colpire in tutta la profondità tattica e operativa dell’avversario con alto livello di precisione. L’ovvia implicazione è che la Russia sta sperimentando la guerra più complessa e difficile dell’era moderna.
Tutto questo pone un onere aggiuntivo al comando, soprattutto nel contesto di una guerra elettronica, che deve essere altamente efficiente, fluido e in grado di coordinare le varie unità e gli effetti in modo sincronizzato così da consentire alle unità di terra in avanzamento di effettuare incursioni nelle linee nemiche. In breve, richiede una capacità di armi combinate a spettro completo in cui aviazione, artiglieria e truppe operano in perfetta sincronia.
La leadership degli Stati Uniti rappresenta il sottostante di tutto il pensiero dominante occidentale: “diritti inalienabili dell’individuo”, liberal-democrazia, primato della sfera economica, cosmopolitismo, universalismo politico. Se questa cade, il pensiero dominante occidentale smetterà di essere tale e saremo chiamati a interrogarci sulle nostre presunte certezze, su cosa è giusto e che cosa è sbagliato, che cosa male e che cosa bene.
Da questo punto di vista, l’AI può rappresentare un’operazione strategica ben più ampia volta alla persuasione di un’opinione pubblica sempre più divisa, frammentata e polarizzata.
A conferma di ciò, i ricercatori della Cornell University negli Stati Uniti hanno condotto uno studio che evidenzia tali potenzialità dell’intelligenza artificiale. Secondo l’esperimento condotto, l’AI è in grado di influenzare le opinioni dei suoi interlocutori: a seconda dei pregiudizi dei loro algoritmi, i chatbot, come ChatGPT, Bard o Claude, possono cambiare il modo in cui gli utenti pensano a loro insaputa. Ad esempio, gli autori riferiscono che i messaggi generati dall’intelligenza artificiale erano persuasivi almeno quanto i messaggi generati dall’uomo su tutti gli argomenti, dal divieto di fumo al controllo delle armi, dalla tassa sul carbonio all’aumento del credito d’imposta per i figli. I partecipanti si sono dimostrati “significativamente più favorevoli” a queste politiche durante la lettura di testi prodotti dall’AI.
Come parametro aggiuntivo, il team di ricerca ha chiesto ai partecipanti di descrivere le qualità dei testi che avevano letto. L’intelligenza artificiale si è classificata costantemente come più fattuale e logica, meno arrabbiata e meno dipendente dalla narrazione come tecnica persuasiva.
I ricercatori hanno intrapreso il loro studio sulla persuasività politica non come un trampolino di lancio verso una nuova era del discorso politico infuso dall’intelligenza artificiale, ma come un ammonimento: i chatbot, dicono, hanno serie implicazioni per la democrazia e per la sicurezza nazionale. Modelli linguistici di grandi dimensioni potrebbero essere applicati da malintenzionati attori nazionali e stranieri attraverso campagne di disinformazione o per creare contenuti problematici basati su informazioni imprecise o fuorvianti per scopi politici non ancora previsti.
Questo lavoro solleva importanti implicazioni per la regolamentazione delle applicazioni dell’IA in contesti politici, per contrastare il suo potenziale utilizzo in campagne di disinformazione e altre attività politiche ingannevoli[16].
Ed è qui che si innesta la polemica sollevata da personalità come Elon Musk sull’Intelligenza Artificiale, alimentando il recente dibattito declinato in diverse proiezioni sul futuro: dalle innovazioni in campo civile e militare, alle sue conseguenze sul mondo dell’informazione, sul mercato del lavoro, fino ad arrivare agli innesti uomo-macchina cari ai visionari del transumanesimo. Tuttavia, è estremamente improbabile che si verifichi “la singolarità”, con agenti artificiali che diventano più intelligenti degli umani e alla fine diventano autocoscienti[17].
Più prosaicamente, Musk trasformatosi da elettore di Obama a sostenitore del Governatore della Florida Ron DeSantis alla corsa per le presidenziali del 2024, caldeggia la campagna anti woke di quest’ultimo. Infatti, come racconta Politico, con Donald Trump che tiene sotto controllo la destra populista e i resti dell’establishment del GOP diviso tra diverse alternative molto basse nei sondaggi, Ron DeSantis riunisce attorno a sé un terzo gruppo: i magnati anti enstablishment come appunto Elon Musk e il venture capitalist David Sacks[18].
Se durante la campagna presidenziale democratica del 2024 scendesse in campo l’AI, oggi saldamente in mano alle Big Tech di orientamento liberal e dem, la campagna repubblicana, chiaramente in svantaggio, sarebbe probabilmente costretta a rispondere allo stesso modo e la competizione presidenziale potrebbe benissimo ridursi a uno scontro tra chatbot. Il presidente verrebbe eletto non perché le sue proposte politiche o idee politiche hanno convinto più americani, ma perché aveva l’intelligenza artificiale più efficace in grado di manipolare l’opinione pubblica. Da qui, l’improvvisa richiesta di fermare per sei mesi la corsa all’AI di Musk e Co.
In conclusione, il rischio che si profila non è tanto l’incubo apocalittico prefigurato con Skynet da James Cameron nel film Terminator con il tentativo di annientamento della razza umana da parte delle macchine, quanto piuttosto il fatto che aziende come OpenAI siano in grado di addestrare il proprio modello linguistico di grandi dimensioni (LLM) a partire da un gigantesco corpus di testi in lingua inglese presente in rete in modo ideologicamente orientato al perseguimento dell’egemonia culturale. Tuttavia, il tentativo dei centri di potere economico e culturale del sistema occidentale a guida liberal di mantenere il controllo sulla nostra civiltà appare improbo, non solo per le pressioni concorrenziali tra i soggetti economici attivi in questo ambito ma anche per il crescente multipolarismo politico con venature identitarie e sovraniste.
Sono tempi indubbiamente molto interessanti.
Con le ultime notizie sugli avvertimenti riguardanti la minaccia dell’intelligenza artificiale, il suggerimento come lettura di accompagnamento cade sul cyber/techno-thriller Daemon di Daniel Suarez, ed. Mondadori. Daemon è un programma molto complesso scritto dal game designer e CEO, Matthew Sobal, un mago del computer che ha fatto una fortuna con i giochi di ruolo online. Sobol rimane una presenza persistente, anche dopo la sua morte poiché ha programmato alcuni computer, nonché i suoi giochi ampiamente distribuiti, in modo molto intelligente e la sua morte scatena il suo programma per sviluppare un nuovo ordine mondiale in cui tutti i cittadini avranno un ruolo in questa nuova società sotto la sua guida. La chiave del Demone di Sobol sono le informazioni, opportunamente memorizzate e spostate come dati informatici.
Visto l’argomento trattato, questo romanzo è più di un semplice intrattenimento, poichè ci mette nelle condizioni di riflettere sul nostro futuro.
Approfondimento a cura di Gilberto Moretti
Lugano, 09/07/2023
[1] Cfr. Bull, H., La società anarchica. L’ordine nella politica mondiale, ed. Vita e Pensiero, 2009.
[2] Cfr. Heath, T.R., Kong, W., Dale-Huang, A., U.S.-China Rivalry in a Neomedieval World Security in an Age of Weakening States, Rand Corporation, Research Report, giugno 2023.
[3] Cfr. Ferguson, N., America still leads the world, but its Allies are uneasy, in Bloomberg, 18.06.2023.
[4] Cfr. Hudson, M., America has Just destroyed a Great Empire, in gobalsouth.co, 28.06.2023.
[5] Cfr. Remarks by National Security Advisor Jake Sullivan on Renewing American Economic Leadership at the Brookings Institution, in https://www.whitehouse.gov, 27.04.2023.
[6] Cfr. Zengerle, P., Shepardson, D., US Senate Democrats launch renewed effort to counter China, in Reuters, 03.05.2023.
[7] Cfr. Morozov, E., AI: the key battleground for Cold War 2.0?, in Le Monde Diplomatique, 02.05.2023.
[8] Cfr. Gabellini, G., Krisis: Genesi, formazione e sgretolamento dell’ordine economico statunitense, ed. Mimesis, 2021.
[9] Cfr. Biddle, S., White House – linked venture capital fund boasts China war would be great for business, in The Intercept, 03.02.2023.
[10] Cfr. Aa.Vv., Offset-X Closing the deterrence gap and building the future joint force, Special Competitive Studies Project, report Maggio 2023.
[11] Cfr. Accatino, A., Digital Yin and Yang, in Side Views, brightiside-capital.com, 25.06.2023.
[12] Cfr. Schneider, H., Scenarios for AI adoption, in GIS Report, 05.07.2023.
[13] Cfr. Noorman, R., The Russian way of war in Ukraine: a military approach nine decades in the making, in Modern War Institute at West Point, 15.06.2023.
[14] Cfr. Huang, D.X., Could venture capital be the new frontier in great-power competition?, in Foreign Policy, 02.011.2022.
[15] Cfr. Fagan, P., Dal possesso dei mezzi di produzione al controllo dei mezzi dell’intenzione, in arriannaeditrice.it, 09.06.2023.
[16] Cfr. Aa.Vv., AI’s Powers of Political Persuasion, in neurosciencenews.com, 24.03.2023.
[17] Cfr. Faggin, F., Irriducibile. La coscienza, la vita. i computer e la nostra natura, ed. Mondadori, 2022.
[18] Cfr. Schreckinger, B., DeSantis needs a new Republican lane. Elon Musk might be paving it, in Politico, 24.05.2023.