Why do you throw all the rocks in your road
Haven’t you learned from the past
No one will dance to your tune anymore
The dice is cast
It’s over at last
“Alea Iacta Est”, Serious Black
La prima settimana di novembre 2024 verrà ricordata dagli analisti del mondo crypto come una delle più importanti nella storia per il settore degli asset digitali: non tanto per i nuovi livelli massimi di prezzo fatti segnare da Bitcoin che, a seguito della vittoria delle elezioni americane da parte del candidato repubblicano Donald Trump, ha superato i 90,000 USD, bensì perché, per la prima volta dalla creazione di BTC nel 2008, la tematica legata agli asset digitali è stata al centro della campagna elettorale dei due candidati ma non solo: infatti, il nuovo Congresso americano è il più “pro-crypto” della storia. Tutti i candidati supportati dai comitati di azione politica (PAC) finanziati da società attive nel mondo degli asset digital (dall’exchange Coinbase, al fondo di Venture Capital a16z, ad altre società attive nel settore) hanno vinto contro i rispettivi sfidanti che, nei confronti del tema, mantenevano un approccio ostile.
Il supporto dei donatori è stato bipartisan: il PAC Fairshake, che ha contribuito per un totale di 78M USD, ha donato almeno 1M USD a 22 candidati, 11 democratici ed 11 repubblicani. Fairshake ha anche stabilito un nuovo record: con le elezioni US del 2024, è diventato ufficialmente il più grande comitato di azione politica focalizzato su un singolo tema della storia e, in termini di finanziamenti raccolti, è secondo soltanto all’industria dei combustibili fossili.
Come affermato da Brian Armstrong, fondatore ed amministratore delegato di Coinbase, ad elezioni concluse “Washington DC ha ricevuto un chiaro messaggio: essere anti crypto è un buon modo per terminare la propria carriera, in quanto non rappresenta la volontà degli elettori, che sono scontenti dell’attuale sistema finanziario e richiedono un cambiamento.”
Il mondo crypto nutre ora grandi speranze nei confronti dell’amministrazione Trump, che durante la campagna elettorale si è sempre dichiarata pro-Bitcoin, pro-innovazione in generale e desiderosa di rendere gli Stati Uniti un hub primario a livello globale per la tecnologia blockchain.
Staremo a vedere se il nuovo governo sarà all’altezza delle aspettative.
Decentralizzazione ed elezioni
Fino al giorno antecedente alle elezioni tutti i principali sondaggi nazionali mainstream davano il risultato finale ancora estremamente incerto: la vittoria di uno dei due candidati sembrava poter essere decisa da una manciata di voti ed il margine era veramente ridotto.
Ma come sempre, “follow the money”: vi era infatti una nicchia di mercato che, già da metà ottobre, aveva previsto chiaramente la vittoria del candidato repubblicano Donald Trump: si tratta delle piattaforme che consentono di scommettere su eventi (prediction markets). Queste applicazioni permettono agli utenti di tutto il mondo di acquistare “quote” relative a specifici risultati di un evento, pagando un determinato prezzo (tra 0 USD ed 1 USD) che esprime la probabilità relativa alla previsione. Se quest’ultima è corretta le azioni corrispondenti vengono riscattate ad 1 USD, generando profitto.
Tra le piattaforme che hanno attirato il maggior interesse da parte degli utenti vi è certamente Polymarket che, contrariamente alle applicazioni di scommesse tradizionali (Bwin, bet365, William Hill) è interamente decentralizzata, accessibile da ovunque nel mondo e basata su tecnologia blockchain. Polymarket permette ai partecipanti di scommettere direttamente uno contro l’altro e questa caratteristica ha consentito di fornire quote migliori (spreads) e maggiore liquidità rispetto alle controparti tradizionali. Basti pensare che, in termini di volumi, si stima che la piattaforma abbia attirato un controvalore totale di scommesse sull’elezione di USD 3.2BN, rispetto ai USD 235M su Kalshi ed i USD 44M su PredictIt. Proprio come per le stablecoins (di cui abbiamo parlato qui), anche in questo caso d’uso la tecnologia blockchain garantisce una migliore user experience senza aggiungere complessità rispetto alle alternative più convenzionali. Infatti, Polymarket può essere utilizzato senza interagire direttamente con la blockchain o senza aver bisogno di essere per forza un tecnico informatico…
L’aspetto forse più interessante legato alla diffusione di queste piattaforme globali e decentralizzate è stata la reazione dei media mainstream negli Stati Uniti nei giorni precedenti alle elezioni. Con il divario tra i risultati previsti dai sondaggi tradizionali e Polymarket che iniziava a divergere in modo significativo, segnalando come sempre più probabile una vittoria del candidato Repubblicano, i media tradizionali tra cui il New York Times ed il Wall Street Journal hanno iniziato a speculare sulla possibilità che le probabilità di vittoria di Trump fossero manipolate su Polymarket a fini politici. In particolare, la scommessa di un trader francese per 30M USD è stata identificata come la principale causa di risultati così sbilanciati. Intervistato dal Wall Street Journal, quest’ultimo ha affermato di non avere nessun “intento” politico ma solo di voler trarre profitto da sondaggi ufficiali che percepiva come errati.
A seguito di queste accuse, Polymarket ha rilasciato una dichiarazione in cui affermava che non vi erano evidenti prove di manipolazione, dato che l’individuo stava piazzando le scommesse attraverso più conti minimizzando gli impatti sui prezzi, l’opposto di ciò che cercherebbe di fare chi vuole invece manipolarli.
Ciò che è fuori discussione, tuttavia, è che questa tipologia di piattaforme decentralizzate e liberamente accessibili, all’interno delle quali gli individui possono esprimere apertamente le proprie opinioni puntando denaro reale su uno o l’altro risultato, rappresenta una sfida per qualsiasi entità o gruppo che cerchi di esercitare il controllo sull’opinione pubblica.
Come già discusso in scritti precedenti, consideriamo questo episodio come l’ennesimo esempio di perdita di fiducia nelle istituzioni: una piattaforma aperta ed accessibile a tutti è stata in grado di esprimere una previsione più accurata rispetto ai fornitori di sondaggi tradizionali, giocoforza più schierati.
Ma gli spunti più interessanti del periodo elettorale sul tema “broken politics-broken money” sono stati due documenti apparsi proprio a ridosso delle elezioni sui siti della Banca Centrale Europea e della FED di Minneapolis e che, da angoli differenti, danno la loro curiosa prospettiva sul ruolo di Bitcoin nell’attuale sistema finanziario.
Deficit senza fine
Partiamo dall’analisi dello scritto della FED di Minneapolis, che si intitola “Implementazione di deficit primari permanenti”. Lo scritto vuole dimostrare che il governo può emettere debito in maniera continuativa per sostenere i deficit primari e per ripagare i detentori di titoli del Tesoro americani ma questo obiettivo viene meno se esistono anche “pezzi di carta senza valore” (aka il Bitcoin) che possono essere scambiati.
La conclusione: “Un divieto legale contro il Bitcoin, o una tassa su quest’ultimo, possono ripristinare l’implementazione di disavanzi primari permanenti”.
Permetteteci di tradurre e riassumere: secondo gli autori del documento, il governo può implementare deficit eterni e costringere i cittadini ad accettare il debito in continua crescita se la valuta fiat che viene emessa è “imposta” e non può essere scambiata con un’alternativa. Tuttavia, il governo sarebbe costretto a mantenere un bilancio in pareggio se esistesse una riserva di valore alternativa, come appunto Bitcoin. L’economista spagnolo Daniel Lacalle commenta così la pubblicazione: “Una valuta forte accoglie la concorrenza. Una valuta debole la teme […]. É spaventoso leggere della difesa spudorata di repressione finanziaria ed uso politico del denaro per aumentare l’ingerenza del governo nell’economia”.
Gli autori ammettono chiaramente che i governi saranno felici di registrare disavanzi permanenti che impoveriranno la popolazione svalutando ulteriormente la moneta, quindi i risparmi di una vita, ma che un asset indipendente come il Bitcoin mette in pericolo questa strategia.
Lezioni di finanza (e di coerenza) dalla BCE
Gli autori del documento pubblicato dalla BCE (uno dei due, Ulrich Bindseil, è il direttore generale del dipartimento Market Infrastructure and Payments dell’autorità monetaria), ed intitolato “Le conseguenze redistributive del Bitcoin” affermano invece che, a loro parere, se il prezzo di Bitcoin continuasse a salire, questo meccanismo contribuirebbe a redistribuire la ricchezza verso i primi investitori in BTC (early bird) a discapito di chi lo ha acquistato più di recente, rendendo così il resto della popolazione più povera, e questo meccanismo “metterebbe in pericolo la coesione, la stabilità ed in ultima istanza la democrazia”…
Per questo motivo, tutti i soggetti che non detengono Bitcoin dovrebbero essere preoccupati di qualsiasi legislazione in favore della cryptovaluta.
Immaginate ora, soltanto per un momento, un’aulica pubblicazione accademica (che dunque dovrebbe essere presa seriamente) che afferma che tutti gli investitori che hanno acquistato le azioni di Amazon durante la quotazione della società dovrebbero ora incorrere in sanzioni o penalità a causa del loro aumento di prezzo vertiginoso al quale gli altri investitori non stanno partecipando…
Risulta davvero difficile trattenere un amaro sorriso. La pubblicazione prosegue inquadrando Bitcoin come un asset speculativo, con valore intrinseco limitato e rischi significativi e aggiunge che quest’ultimo ha fallito come sistema di pagamento globale. L’articolo a questo link confuta, in maniera completa, tutte le critiche mosse nei confronti della valuta digitale.
Ma siccome “the end has no end”… : durante la fase di ricerca ed analisi per la stesura di questa Side View, Brightside ha notato che la pubblicazione iniziale dei funzionari della BCE era stata modificata in data 4 novembre (il giorno precedente alle elezioni): nello specifico, era stato cambiato e reso meno “aggressivo” il linguaggio dell’ultimo paragrafo, come da evidenza di seguito. Il curioso fatto era quindi stato segnalato alla community dei Bitcoiners su X (Twitter).
Un utente commenta a proposito della differenza di wording : “Nell’ articolo originale si affermava che i non detentori di Bitcoin dovrebbero rendersi conto di avere validi motivi per opporsi al Bitcoin e per sostenere una legislazione contro di esso, con l’obiettivo di impedirne l’aumento di prezzo o di vederlo scomparire del tutto”. Questa frase è stata resa molto più light nella versione aggiornata: “I non detentori di Bitcoin dovrebbero rendersi conto di avere validi motivi per essere preoccupati circa il Bitcoin e della legislazione che lo favorisce”.
Un cambiamento notevole con un tempismo quasi perfetto (la notte dell’elezione di Donald Trump). Gli autori dell’articolo saranno stati incaricati di apportare queste modifiche dai vertici della BCE una volta che è divenuto chiaro che il team pro-Bitcoin di Trump stava vincendo le elezioni?
Una domanda alla quale probabilmente non avremo mai risposta.
Approfondimento a cura di Andrea Accatino e Alban Zerweck
Lugano, 17 novembre 2024